Antiquaviva,  Libri,  Nepi,  Storia

Il Ritrovamento a Nepi del Torso di Nectanebo I: Un Dono Storico ai Musei Vaticani

Città del Vaticano, Museo Gregoriano Egizio, Sala V – Emiciclo. Statua Faraone Nectanebo I rinvenuta a Nepi

Erano i primi anni del ‘800, quando nella pittoresca cittadina di Nepi, situata nella regione del Lazio, è stato fatto un ritrovamento archeologico di rara importanza: il torso di un busto che raffigura Nectanebo I, uno dei faraoni più enigmatici dell’antico Egitto. Il busto da prima non preso in considerazione, venne lasciato per diversi anni in un angolo del portico del palazzo comunale e successivamente a causa di un tentativo di furto, fu collocata all’interno dell’edificio. Nonostante si hanno notizie di scritti, datati 1820 ad opera del Gonfaloniere Filippo Zampaletta, soltanto i primi di gennaio del 1838 il busto ottiene la sua vera importanza. Infatti in quel periodo, il Gonfaloniere Mauri, accortosi del reale valore del manufatto, decise di donare l’opera all’allora Pontefice Gregorio XVI, grande estimatore di reperti egizi (20 gennaio 1839).  Il pontefice, in una lettera del 27 febbraio 1839, ringrazierà la città per l’omaggio, ancora oggi esposto tra le memorie egizie del museo vaticano.
Il Principe della città di Sebennito, noto come Nectanebo I, governò l’Egitto dal 380 al 362 a.C. La sua era, conosciuta come Periodo Tardo dell’Egitto, fu caratterizzata da un’intensa attività politica e militare, insieme a importanti progetti di costruzione e restauri in tutto il paese e da uno sforzo significativo per ripristinare le antiche tradizioni religiose e culturali egizie. Nectanebo o più propriamente Nekhtnebef era un faraone egiziano, fondatore della trentesima dinastia egiziana (380-342 a. C.), comunemente conosciuta come la dinastia tebana. Nel 380 a.C. Nectanebo depose e uccise Neferite II (Nefaarud II), dando inizio all’ultima dinastia di faraoni egiziani nativi prima della conquista persiana. Questo avvenimento segnò un cambio significativo nella politica egiziana, con l’accento posto sull’alleanza con Atene per contrastare le minacce esterne, in particolare dall’impero persiano. La collaborazione con Atene portò l’arrivo di un esercito di mercenari comandati dallo stratego Cabria. Tuttavia, nonostante l’iniziale supporto greco, l’Egitto si trovò ad affrontare un’invasione persiana nel 373 a.C., guidata da Artaserse II. Solo la piena straordinaria del Nilo impedì la conquista persiana, dimostrando ancora una volta l’importanza vitale del fiume per la sicurezza dell’Egitto. Si presume che abbia trascorso gran parte del suo regno a difendere il suo territorio dalla riconquista persiana con l’aiuto occasionale di truppe provenienti da Atene o Sparta. Durante il suo regno, Nectanebo I si concentrò anche sull’edilizia, con progetti di costruzione e restauri in tutto il paese. Tracce di quest’attività sono state rinvenute in molte località, incluso l’oasi di el-Kharga e l’isola di File. Questi progetti non solo testimoniavano il potere e la ricchezza dell’Egitto sotto il suo regno, ma contribuivano anche a consolidare il suo dominio sul paese. Nectanebo I è ricordato come uno dei sovrani più significativi della XXX dinastia, il cui regno lasciò un’impronta duratura sulla storia e sulla cultura egiziane.

Torso del Faraone Nectanebo I rinvenuto a Nepi

Il ritrovamento del suo busto a Nepi aggiunge un tassello importante alla comprensione di questo periodo storico e della diffusione dell’arte egizia nel Mediterraneo antico e allo stesso tempo pone dei quesiti sulla sua presenza nel territorio nepesino. Il Ranghiasci riferisce che il reperto sia stato trovato durante gli scavi di alcuni edifici nelle vicinanze della piazza comunale, altra ipotesi potrebbe essere, che la statua fosse usata per adornare una delle innumerevoli ville romane situate nel nostro territorio.
Il busto, realizzato in granito nero, rappresenta il faraone con gli attributi tradizionali della regalità egizia, sebbene parte della scultura sia andata perduta nel corso dei millenni. Nonostante ciò, gli esperti sono stati in grado di identificarlo grazie ai particolari iconografici, come il cartiglio scolpito sulla cintura e agli stili artistici che corrispondono ad altri ritratti conosciuti di Nectanebo I. La qualità dell’opera suggerisce che fosse un pezzo destinato a un contesto significativo, forse un tempio o un monumento pubblico.
La decisione di donare il busto ai Musei Vaticani, un anno prima dell’apertura del museo egiziano del Vaticano, è stata presa in seguito a un accordo tra il Comune di Nepi e il Pontefice Gregorio XVI, riconoscendo l’importanza universale di questo reperto. Il Vaticano, con la sua lunga storia di conservazione e studio dei tesori dell’antichità, è considerato il luogo ideale per ospitare un artefatto di tale rilevanza. Il busto è tutt’oggi esposto nella Sala V dell’emiciclo del Museo Egizio Gregoriano all’interno dei Musei Vaticani.
Questo gesto di donazione sottolinea l’importanza della collaborazione internazionale nella conservazione del patrimonio culturale e nella promozione della conoscenza storica. Il busto di Nectanebo I nei Musei Vaticani è diventato un punto di riferimento per gli studi sull’antico Egitto, offrendo nuove prospettive sulle interazioni culturali nel Mediterraneo antico e sulla complessa storia di questo periodo.
L’esposizione rappresenta un’occasione unica per avvicinare la figura di Nectanebo I e all’epoca in cui visse, contribuendo a far luce su uno dei periodi meno conosciuti ma fondamentali della storia egizia.

SCHEDA TECNICA

Inventario:
MV.22671.0.0

Descrizione:
Torso di statua stante del faraone Nectanebo I; la parte posteriore è addossata ad un obelisco con iscrizione

Condizioni:
Danneggiato sul lato destro; arti e testa perduti. Un modello “forte, eseguito con cura e vivace”. Tradizionalmente, gli artigiani egiziani rappresentavano il busto diviso, concentrandosi sulle regioni pettorali e addominali inferiori, mentre sorvolavano l’area della gabbia toracica intermedia. Qui la modellazione è tripartita: regione pettorale, gabbia toracica e basso addome chiaramente definiti dalla fusione dei piani. Questo metodo tripartito è più comune durante la XXVI dinastia, quindi gli artigiani utilizzavano come modelli l’arte di quel periodo.

Datazione:
Regno di Nectaneb I (XXX dinastia 380-342 a. C.)

Materia:
Granito nero

Misure:
H altezza 31 ½ pollici (80 cm)

Periodo acquisizione:
1838

Tipo acquisizione:
Dono del comune di Nepi a papa Gregorio XVI

Provenienza:
Rinvenuto a Nepi nel 1838

Collocazione:
Stato della Città del Vaticano (SCV) ➔ Museo Gregoriano Egizio ➔ Sala V – Emiciclo

Pietro Palazzini

Translate »