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Nepi e le sue Forre.

La zona della valle del Treia che interessa il territorio di Nepi è attraversata dal fosso del Cerro o rio Falisco, il fosso di San Benedetto o rio Puzzolo, il fosso della Massa o della Ferriera e rio Vicano che parte dal lago di Vico, i quali si uniscono formando il fosso del Ponte che confluisce nel fiume Treia, affluente del Tevere. Numerose sono anche le sorgenti naturali che alimentano i fossi.

Le origini di queste Forre risale a circa 60.000 anni fa e precisamente nel periodo vulcanico della fine del pleistocene. I materiali depositati dalle eruzioni sono stati modellati dalle erosioni derivate da agenti atmosferici e dai torrenti. Il fondo valle e caratterizzato da materiali pliocenici come sabbie, argille e conglomerati.

 

Lungo queste valli è possibile rinvenire fossili marini, specialmente fossili di Ostrea, segno della presenza del mare nell’entroterra, risalente al Pliocene inferiore, circa sei milioni di anni fa. Verso la fine del Pliocene, circa due milioni di anni fa, il mare iniziò a ritirarsi, lasciando spazio a piccoli laghi e torrenti che ricoprirono di sabbia, argilla e ciottoli la fauna marina, proteggendola per tutto questo tempo. Circa un milione di anni dopo iniziarono le eruzioni dei vulcani di Bracciano, Bolsena e Vico, che depositarono, rocce, tufo e materiale piroclastico. Con il passare del tempo i fiumi hanno scavato queste morbide rocce dando origine alle forre e riportando alla luce le tracce della presenza del mare in questi luoghi. Le pareti delle forre furono spesso usate come luogo ideale per la costruzione di necropoli. Oltre alle necropoli, troviamo numerose grotte in cui è possibile rinvenire frammenti di vasi con segni di cottura, utensili in pietra scheggiata e ossa di animali, segno di insediamenti del periodo che va dal neolitico all’età del bronzo.

L’Agro Falisco, era abitato dalla popolazione dei Falisci, civiltà vicina agli Etruschi. L’ordinamento di questa civiltà era basata sui “Pagi”, gruppi semiautonomi di persone, ma uniti tra loro. Durante il periodo medioevale furono costruiti numerosi insediamenti fortificati, come Filissano, Castel d’Ischi, Castel Porciano, Ponte Nepesino e L’Isola Conversina realizzati per lo più di tufo, materiale molto diffuso nel territorio.

Flora e Fauna.
Ad oggi le forre sono piene di vegetazione e rappresentano l’habitat ideale di molte specie animali. Possiamo trovare molte specie di insetti, invertebrati, ragni e lumache. I torrenti sono pieni di pesci come barbi, cavedani, triotti, alborelle, carpe, trote, anguille e alcune specie di gamberi di fosso ecc. Molte sono le specie di anfibi tra cui possiamo trovare rospi, rane comuni, rana greca, raganelle, salamandre, tritoni ecc. Ci sono anche molte specie di rettili, tra cui la vipera, la biscia dal collare, colubri come il cervone, lucertole, ramarri ecc. Numerose sono le specie animali tra cui volpi, faine, istrici, ricci, ghiri, tassi, donnole, topi selvatici, arvicole, ghiri, tartarughe, lepri, cinghiali e alcuni esemplari di lupi. Gli alberi sono il rifugio ideale per molti volatili, tra cui gufi, falchi, civette, allocchi, barbagianni, merli, passeri, pettirossi, beccacce, fringuelli, ghiandaie, upupe, frosoni, fagiani, aironi ecc.

Tantissime le specie di piante che ricoprono tutto il paesaggio, come il cerro, la quercia, il corniolo, il sambuco, il nocciolo, il bosso, castagni, platani, pioppi, aceri campestre, carpino nero, ontani, biancospini, prugnolo, pero selvatico, vitalbe, edera, felci di molte razze e muschi ecc.

Molto variegato è il sottobosco erbaceo, con ginestre, rose canine, pungitopo, asparago, agrifogli e ginepro. Si possono trovare molti fiori tra cui i bucaneve, primule, viole, anemoni, pervinche, ciclamini e anche alcuni esemplari di orchidee selvatiche. Inoltre possiamo trovare altre piante speziali o medicinali, commestibili e velenose tra le quali molto diffusa è la cicuta.

Il percorso naturalistico.

Il percorso parte da Nepi con il suo Castello dei Borgia e i Bastioni, dopo un breve tratto si addentra nel paesaggio naturalistico delle Forre.

Dopo aver attraversato il piccolo ponte di legno, ci troviamo di fronte ad una scelta: proseguire per i Cavoni, una serie di tagliate di epoca Falisca e vecchia via di comunicazione con incisioni e nicchie votive.

I Cavoni

Da qui si accede ai siti medioevali di Castel D’Ischia, Filissano, Castel Porciano o alle Grotte dell’Arnaro, grotte dell’età del bronzo, usate dai falisci e anche come rifugio nel periodo delle guerre mondiali.

Grotta dell’Arnaro

All’interno di queste grotte è possibile ammirare oltre alle varie incisioni, i muschi luminescenti. Lungo il percorso è possibile ammirare la città di Nepi e il suo Castello dei Borgia, circondata da profondi burroni di roccia vulcanica e sullo sfondo il Monte Soratte.

Proseguendo invece per il percorso naturalistico della valle Suppentonia, possiamo seguire il corso del fosso della massa, che si incrocia prima con il fosso di San Benedetto o fosso di Cavaterra, poi più a valle si incrocia con il fosso del Cerro nel luogo chiamato “le due acque”.

Le due Acque

Lungo tutto il percorso di medio livello, possiamo ammirare sorgenti di acqua, tombe, grotte e vari insediamenti di epoche diverse, che si intravedono lungo tutta la parete che delimita la forra.

Sorgente del Tasso

Dopo alcuni attraversamenti su ponti realizzati da tronchi e corde ci ritroviamo ai piedi della Cascata del Picchio.

A questo punto abbiamo due possibilità. Tornare indietro e rifare la stessa strada oppure proseguire lungo la valle per Castel Sant’Elia, qui è possibile ammirare la vecchia centrale elettrica ormai diruta

e infine il ponte a schiena della Mola e la Chiesa Romanica di Castel Sant’Elia e il Santuario rupestre di Santa Maria Ad Rupes, scolpito nella roccia dagli antichi monaci francescani.
Oltre a questo percorso è possibile effettuare altri percorsi alternativi, come il sito archeologico del Pizzo e la Cascatella sottostante.

Insediamenti rupestri Loc. Il PizzoLa Cascatella del PizzoLe due acque del Pizzo

Oppure Porta Porciana, le mura farnesiane, la cascata di Cavaterra e il suo mulino vista dal basso.

Il silenzio, la natura, la storia, la religione, rendono davvero questo paesaggio affascinate, enigmatico e misterioso. Luogo ideale per passare una giornata immersi nella natura.

Pietro Palazzini

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