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La Sala Nobile del Comune di Nepi: Un Tesoro d’Arte e Storia

Nel cuore del Lazio, a pochi chilometri da Roma, si trova Nepi, un borgo antico la cui storia si intreccia con le vicende di popoli, papi e nobili famiglie. Tra i suoi tesori più preziosi spicca la Sala Nobile del Comune, una stanza che racchiude in sé la ricchezza storica e artistica di questo luogo. Conosciuta per i suoi affreschi in stile tardo-barocco, o come chiamato a Roma Barocchetto e lo stile neoclassico, la Sala Nobile è un vero e proprio libro aperto sul passato, che narra storie di potere, devozione e arte.


La Sala Nobile del Comune di Nepi ospita una serie di affreschi che risalgono al XIX secolo. Questi dipinti murali sono di inestimabile valore, non solo per la loro bellezza e maestria tecnica ma anche per le storie che raccontano e le figure che rappresentano. In principio la sala era utilizzata come sala del Consiglio, ad oggi viene utilizzata per eventi e cerimonie. Le pareti della Sala Nobile sono decorate con scene che attingono tanto alla mitologia classica quanto alla tradizione cristiana. La realizzazione degli affreschi della Sala Nobile testimonia l’elevato livello delle tecniche pittoriche raggiunto dagli artisti neoclassici. L’uso della prospettiva, il dettaglio nelle espressioni dei volti e la vividezza dei colori dimostrano una profonda comprensione delle innovazioni artistiche del periodo. Ogni affresco è un capolavoro che rivela la maestria degli artisti nell’usare la pittura per raccontare storie complesse, trasmettendo emozioni e valori profondamente radicati nella cultura dell’epoca. La storia degli affreschi della Sala Nobile è intimamente legata alle vicissitudini politiche e culturali di Nepi. Nel corso dei secoli, questi dipinti hanno assistito a cambiamenti di potere, invasioni, restauri e periodi di abbandono. Nonostante ciò, sono sopravvissuti fino ai nostri giorni, grazie agli sforzi di conservazione e restauro che hanno permesso di preservare la loro bellezza originaria.
Il Palazzo Comunale di Nepi, realizzato da Antonio Sangallo il Giovane nel dicembre del 1542, è un edificio di grande importanza storica e architettonica. Dopo essere stato progettato da Sangallo, i lavori furono supervisionati dall’architetto Benedetto Zaccagni, detto il Torchiarino, e da Andrea da Fiorenzuola, con la supervisione di Giovanni Battista Sangallo, fratello di Antonio. Nel corso dei secoli, l’edificio ha subito diverse modifiche strutturali, tra cui l’aggiunta della fontana del palazzo nel 1727 da parte di Filippo Barigioni. Successivamente, nel 1744, furono avviati i lavori per sopraelevare l’edificio, affidati a Michele Locatelli, che costruì anche la stanza dell’orologio. Nella metà del XIX secolo, fu realizzata la Sala Nobile, arricchita con affreschi di grande valore artistico. I dipinti di Domenico Torti e i contorni ornamentali di Ludovico De Mauro, entrambi attivi a Nepi tra il 1868 e il 1873 e noti per gli affreschi del Duomo di Nepi, sono caratterizzati dalla rappresentazione di importanti eventi storici legati alla città di Nepi. Ogni scena è incorniciata in maniera elaborata e accompagnata da un finto cartello che ne chiarisce il soggetto e l’epoca.

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Tra queste scene, quella che raffigura il mitico Termo Larte fondatore di Nepi è particolarmente significativa, poiché secondo la leggenda avvenne 548 anni prima della fondazione di Roma. Nel dipinto, Termo Larte è raffigurato mentre traccia il solco delle mura del confine della città e da dove emerge dal terreno un serpente chiamato Nepa, a cui si ipotizza derivi il nome “Nepi” secondo una leggenda locale. Questi affreschi non solo decorano la Sala Nobile del Palazzo Comunale, ma rappresentano anche un importante documento storico e artistico per la città di Nepi. L’iscrizione sotto il dipinto recita “TERMO LARTE EDIFICA NEPI AVANTI ROMA, AN 548“.

Il secondo dipinto rappresenta il sostegno offerto dai nepesini a Roma durante una delle battaglie cruciali della seconda guerra punica, la battaglia di Canne, avvenuta il 2 agosto del 216 a.C. nell’antica Apulia, dove l’esercito romano affrontò le forze cartaginesi di Annibale. L’iscrizione sotto il dipinto recita “RITORNO DELLA COORTE NEPESINA DALLA SECONDA GUERRA PUNICA“.

Il terzo dipinto raffigura la morte di Totone, duca di Nepi, in un evento storico che ebbe luogo nel 767. Totone, insieme ai suoi fratelli Costantino, Passivo e Pasquale, agì con forza dopo la morte del papa Paolo I, riuscendo il 5 luglio 767 a far eleggere suo fratello Costantino come antipapa e a prendere il controllo del Ducato di Roma. Costantino II eletto papa cerca di stabilire un’alleanza con Pipino il Breve, re dei Franchi. Tuttavia, la risposta di Pipino è fredda, non offrendo il supporto desiderato. Cristoforo e suo figlio Sergio, sagrestano pontificio, si recano a Pavia per chiedere aiuto, a Desiderio, re dei Longobardi e d’Italia. Desiderio offre il suo supporto e invia truppe armate, guidate dal presbitero Valdiperto, a Roma. Le truppe longobarde arrivano a Roma nel luglio del 768. Durante gli scontri in città, il duca Totone viene ucciso probabilmente da Grazioso, cognato di Sergio che come premio ottiene il titolo di duca di Roma. Costantino II viene catturato, trascinato per le vie di Roma e segregato nel monastero di Cella Nova sull’Aventino. Il 6 agosto viene deposto e in seguito accecato, sembra su iniziativa di Grazioso. Il 31 luglio Valdiperto fa dichiarare papa il presbitero Filippo, cappellano del monastero di San Vito sull’Esquilino, papato che però dura solo lo spazio di un giorno. Successivamente, il candidato di Cristoforo, Stefano III, viene eletto papa. Si tiene un concilio in Laterano in cui viene processato Costantino. Il processo si conclude con la quasi lincio dell’imputato e la distruzione di tutti gli atti ufficiali compiuti da Costantino. Inoltre, viene deciso di vietare ai laici la partecipazione alle elezioni papali in futuro. Questi eventi segnano un periodo di turbolenze politiche e conflitti per il papato e l’Italia, con l’intervento sia dei Franchi che dei Longobardi nelle questioni papali e politiche. L’iscrizione sotto il dipinto recita “TOTONE DUCA DI NEPI MUORE COMBATTENDO CONTRO I LONGOBARDI“.

Il quarto dipinto raffigura il poeta Giovanni Andrea dell’Anguillara, un rinomato poeta e letterato italiano del Rinascimento, di ritorno dal soggiorno parigino, mentre declama la sua traduzione in ottava rima della Metamorfosi di Ovidio presso la corte di Cosimo de’ Medici. La Metamorfosi di Ovidio è un poema epico-mitologico che racconta le celebri storie della mitologia attraverso il tema della trasformazione. L’iscrizione sotto il dipinto recita “GIO ANDR ANGUILLARA NEP O DECLAMA LA SUA TRADUZIONE DELLA METAMORFOSI DI OVIDIO“.

Oltre alle scene legate alla storia cittadina, i lati lunghi della Sala sono decorati con le rappresentazioni delle quattro Virtù cardinali e i ritratti degli otto cardinali tradizionalmente attribuiti alla città.

Questa decorazione non solo rende omaggio alla storia e alla cultura di Nepi, ma arricchisce anche l’ambiente della Sala Nobile con un significativo patrimonio artistico e storico. I medaglioni ritratti sui finti drappeggi delle pareti del Palazzo Comunale di Nepi includono otto cardinali di origine nepesina:

      1.  SERAPHIUS NEP. PRAESB. CARD. AN. D. 359
      2.  ZALECICUS NEP. PRAESB. CARD.
      3. LINERIUS. NEP. PRAESB. CARD.
      4. NILIUS NEP. PRAES. CARD. AN. 468
      5. URANIUS NEP. PRAESB. CARD. AN. D. 818
      6. OCTAVIUS NEP. PRAESB. CARD. AN. D. 848
      7. PLACIDUS NEP. PRAESB. CARD. 1160
      8. ANGELVS CELSVS NEP. PRAESB. CARD. AN. D. 1664

È importante notare che le figure dei primi sette cardinali sono state attribuite dal Ceccarelli attraverso il libro di Jacopo Corelli de Colonia, “Tractatus sive historia de cardinalatu ed cardinalibus” del 1576 (Ipotesi non confermata). Se veritiera, questa fonte storica fornisce importanti dettagli sulla presenza di cardinali di origine nepesina nella Chiesa cattolica, contribuendo così alla comprensione del legame tra Nepi e la Santa Sede.

La rappresentazione sopra la porta d’ingresso della Sala Nobile riporta la scritta “IOAN. AVG. CELSI NEP. AN. 1548” e conferma la presenza di Giovanni Augusto Celsi, che fu capitano d’armi sotto i Farnese e sotto i re Francesco e Enrico di Francia. Questa informazione è anche confermata da un’iscrizione murata nel portico del palazzo Comunale di Nepi.

 

Al centro della volta della sala è presente una rappresentazione dell’Immacolata Concezione con il Bambino, circondata dai Santi Martiri e Patroni di Nepi, Tolomeo e Romano. Questo dettaglio aggiunge ulteriori elementi alla ricca simbologia e alla storia rappresentata all’interno del Palazzo Comunale, sottolineando l’importanza della religione e della cultura locale nella vita della comunità nepesina.

Le quattro Virtù Cardinali rappresentate ai lati della volta del Palazzo Comunale di Nepi sono:

  1. La Prudenza, raffigurata con uno specchio nella mano, simbolo della capacità di vedere i propri limiti. La Prudenza è la virtù che guida la ragione pratica nel discernere il vero bene in ogni situazione e nel scegliere i mezzi adeguati per realizzarlo.
  2. La Giustizia, rappresentata con la bilancia e la spada, simboli della volontà costante di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. Attraverso la Giustizia, si intende e si opera ciò che è bene nei confronti di Dio, di sé stessi e degli altri. È il simbolo dell’ordine e dell’equilibrio governativo che le autorità di Nepi aspirano a mantenere.
  3. La Fortezza, raffigurata con uno scudo e un elmo, simboli della fermezza e della costanza nelle difficoltà. La Fortezza assicura la capacità di resistere alle avversità, di perseverare nel perseguire il bene nonostante le difficoltà e di non lasciarsi vincere dalla pigrizia, dalla viltà o dalla paura.
  4. La Temperanza, raffigurata nell’atto di temperare il vino aggiungendo dell’acqua, simbolo della capacità di moderare l’attrattiva dei piaceri sensibili e di mantenere un equilibrio nell’uso della materia. La Temperanza aiuta a controllare gli impulsi e a vivere in modo armonioso e moderato.

Le pareti adornate con finti drappeggi e candelabri con la scritta “SPQN” (Senatus Popolus Que Nepesinus) rappresentano un tributo al Senato e al Popolo di Nepi, sottolineando l’importanza della comunità nepesina nell’ornamento del palazzo.

Nell’atrio di ingresso, tra cornici astratte, draghi, uccelli e candelabri, sono raffigurate le quattro stagioni e due paesaggi frutto di fantasia, che aggiungono un tocco di bellezza e natura all’ambiente.

Le quattro stagioni sono sempre state una fonte d’ispirazione per molti artisti attraverso i secoli, sia nella pittura che nella letteratura e nella musica.
Nelle rappresentazioni artistiche, la primavera è spesso associata alla rinascita, alla rigenerazione e alla gioia, mentre l’estate è simboleggiata da calore, vitalità e abbondanza. L’autunno è spesso associato alla maturità, alla transizione e alla bellezza decadente e l’inverno evoca sensazioni di freddo, silenzio e contemplazione.

I due Capricci intendono evocare alcuni elementi architettonici distintivi di Nepi e Roma, con particolare enfasi su chiese e alcune torri che richiamano i castelli sparsi nel territorio nepesino.

Altri particolari dell’ingresso:

È degno di nota che i due pittori incaricati della realizzazione degli affreschi, De Mauro e Torti, siano stati retribuiti con rispettivamente 1275 lire e 700 lire, sottolineando così il riconoscimento del valore artistico del loro contributo.
La Sala Nobile e i suoi affreschi rappresentano un patrimonio storico e artistico di inestimabile valore per Nepi e per l’Italia. Essi attirano studiosi, appassionati d’arte e turisti da tutto il mondo, ansiosi di ammirare queste testimonianze della scuola romana di metà ‘800 e di immergersi nella storia di una delle regioni più affascinanti d’Italia.

In conclusione, la Sala Nobile del Comune di Nepi offre una finestra unica sul passato, attraverso la quale è possibile ammirare la grandezza dell’arte del tardo barocco e dell’arte neoclassica e comprendere la complessità della storia umana. Questi affreschi non sono solo decorazioni murali; sono narrazioni visive che continuano a raccontare storie di fede, potere e bellezza, secoli dopo la loro creazione.

Altri particolari degli affreschi della sala nobile:

Ricerche effettuate da Pietro Palazzini

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