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Convento San Tolomeo Nepi, Padre Giovanni Battista Embriaco: L’Inventore dell’Orologio ad Acqua del Pincio.

Orologio ad Acqua del Pincio (Villa Borghese – Roma) – Padre Giovanni Battista Embriaco

Nel cuore pulsante della storia dell’ingegneria e dell’innovazione tecnologica italiana, la figura di Giovan Battista Embriaco emerge con preminenza, soprattutto per il suo contributo rivoluzionario nel campo degli orologi ad acqua. Priore del convento dei Domenicani di Nepi, Embriaco non fu solo un religioso di spicco, ma anche un inventore geniale, la cui opera più celebre, l’orologio o idrocronometro ad acqua del Pincio a Roma, situato all’interno di Villa Borghese a Roma, che continua ad affascinare esperti e curiosi. Nato a Ceriana paesino dell’entroterra sanremese, il 31 dicembre 1829, da una nobile famiglia genovese, è considerato un grande inventore italiano. La sua formazione avvenne in contesti religiosi, ma il suo spirito indagatore lo portò ben oltre i confini della teologia e della filosofia. A soli 11 anni, nel 1840 entra nell’ordine Domenicano a Perugia. Compiuti gli studi si traferì a Nepi (VT). Il suo interesse per l’orologeria inizia già a 17 anni, quando costrusce il suo primo orologio utilizzando del cartone.

Orologio cortile del Palazzo del Marchese Filippo Berardi – Padre Giovanni Battista Embriaco

Docente di matematica, filosofia, teologia morale e fisica nel seminario di Nepi e docente nella scuola pubblica adiacente, docente nella scuole di Roma, ma anche appassionato di orologi, di meccanica e d’ingegneria, riesce a perfezionare la costruzione di diversi meccanismi utilizzati per la costruzione degli orologi. Inventa macchine per la telegrafia tra cui il pantelegrafo considerato il precursore del fax, strumenti per la lavorazione dei metalli, l’orologio a tavolino, il regolatore con suoneria, i freni automatici per le carrozze e anche il famoso scappamento con palette a scatto azionate dall’acqua. Architetta anche scappamenti per regolatori ed orologi da tasca che consentono cariche che duravano fino ad un mese, perfeziona suonerie per le ore e mezza e le ore e quarti. Realizza il cosiddetto “regolatore con suoneria senza ruotismo” e riusce a rendere estremamente silenziosi gli ingranaggi di piccoli orologi a pendoletta. Alcuni dei suoi brevetti furono acquistati dalla prima fabbrica italiana di orologi a livello industriale, la “Borletti, Pezzi & Corbella” di Milano, per la quale inventa una sveglia economica, commercializzata con il nome di “Sveglia Italia”. Nel 1867 Giovanni Battista, inviò un prototipo del suo Orologio ad acqua (idrocronometro) all’Esposizione Universale di Parigi dove, per paura di romperlo e difficoltà tecniche, non fu neppure tolto dalle casse in cui era imballato, poiché nessuno fu in grado di comprenderne il funzionamento. In seguito fu proprio Padre Embriaco in persona a montarlo su una fontana presente nell’area dell’Esposizione per farlo funzionare. Napoleone III notò quest’ingegnoso orologio, che volle nel suo palazzo di Saint Cloud e da allora molti se ne interessarono e tante città francesi ambivano di adornare le loro fontane pubbliche con questi orologi. Tre esemplari erano presenti a Roma: uno è alloggiato dal 1870, in una nicchia a conchiglia nel cortile del Palazzo del Marchese Filippo Berardi, in via del Gesù 42 (Rione Pigna) e l’altro posto nel Parco del Pincio, uno dei colli più suggestivi e panoramici di Roma, in via dell’orologio, purtroppo il terzo, che si trovava nel cortile dell’ex Ministero delle Finanze, è andato perduto negli anni sessanta del secolo scorso.

Funzionamento Orologio

L’orologio ad acqua del Pincio, installato il 6 ottobre 1873,  ma ideato nel 1867, come ricorda una lapide di fronte al laghetto con la scritta: “Idrochronometro ideato e Costruito nel 1867 dal Padre Domenicano Giambattista Embriaco”, con i suoi quadranti che richiamano la sezione trasversale di un albero e le lancette sagomate in forme vegetali, si inserisce con armonia nel contesto naturale di Villa Borghese. Non è solo un capolavoro di ingegneria idraulica, ma anche un’opera d’arte, abbellito con decorazioni che rievocano le antiche tradizioni romane. Questo orologio non solo segna il tempo ma è diventato anche un punto di incontro culturale e sociale per gli abitanti della città e i numerosi visitatori. La sua realizzazione ha segnato un punto di svolta nella storia degli orologi pubblici, dimostrando come l’innovazione tecnologica potesse convivere armoniosamente con l’estetica e la funzionalità urbana. La vita e l’opera di Giovan Battista Embriaco sono esempi luminosi di come la passione per la scienza e l’innovazione possano trovare terreno fertile anche all’interno delle istituzioni religiose, spesso considerate erroneamente avulse dal progresso tecnologico. Il suo orologio ad acqua rimane un simbolo della creatività e dell’ingegnosità italiana, ricordando a tutti l’importanza dell’intersezione tra conoscenza tecnica e visione artistica. Embriaco vinse ben 10 medaglie alle Esposizioni Universali, tra le quali quelle di Torino e di Milano, dove i Giurì gli aggiudicarono la medaglia d’argento, con la motivazione che questi sistemi di una semplicità incredibile univano una precisione matematica e una vera e reale utilità, ma allo stesso tempo, i giurati avrebbero voluto che i giornali e le Guide che si occuparono dell’Esposizione, gli avessero dato più importanza, così da premiarlo, non con la medaglia d’argento ma quella d’oro. Successivamente si trasferisce a Roma nel Collegio della Minerva, per il quale diviene addetto dell’omonimo osservatorio astronomico e professore di teologia morale.

Dopo circa 40 anni, l’orologio cadde in disuso e fu vittima dell’azione del tempo e degli agenti atmosferici. La ricostruzione delle parti mancanti e di quelle fatiscenti e la revisione di tutto l’apparato avvenne a partire dal 2004 e il 29 giugno 2007 è tornato poi alle condizioni originarie grazie ad un laborioso impegno della Scuola di Formazione Professionale del Centro ELIS (Educazione Lavoro Istruzione Sport) Sezione Orologeria, che sotto la supervisione della Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma, ne cura gratuitamente la manutenzione sia ordinaria che straordinaria. Oggi la sua invenzione, continua a meravigliare e funzionare, grazie alla presenza dell’acqua che opera sui meccanismi, cadendo dall’alto sulle due bacinelle allungate a forma di foglioline (simili a due piatti di una bilancia), in bilico su un perno. Le due bacinelle riempiendosi a ritmo alternato, imprimono un moto uniforme “isocrono”, che carica la suoneria e muove il pendolo e oscillando attivano il meccanismo che fa girare le lancette segnando così l’ora. Insomma, una vera e propria opera d’ingegneria. La torretta lignea, realizzata con l’utilizzo di ghisa fusa, è chiusa da pareti di vetro e al di sopra di questa si ergono quattro quadranti d’orologio, posti su tutti e quattro lati, rendendo visibile l’ora segnata da ogni posizione. Passeggiando per il Parco del Pincio il grande Orologio ad acqua rimane quasi nascosto poiché circondato da una fitta vegetazione fatta di palme, rocce e un piccolo laghetto. Il silenzio, rotto solo dallo scorrere dell’acqua, il ponticello di legno, l’isolotto roccioso e rigoglioso allo stesso tempo su cui si erge l’Orologio, trasportano il visitatore in una dimensione magica, senza tempo; un controsenso se pensiamo all’oggetto di cui stiamo parlando. Questa ambientazione “scrigno” e la torretta contenente il meccanismo, furono ideate da Giacchino Ersoch in perfetto stile rurale, volto a rievocare la foresta. L’acqua della fontana, che ne perpetua il movimento, è la ben nota Acqua Marcia, proveniente cioè dall’acquedotto costruito nel 144 a.C. dal pretore Quinto Marcio Re, che conduce a Roma l’acqua delle sorgenti dell’alto bacino del fiume Aniene; un’acqua ritenuta ancor oggi la migliore di Roma: “clarissima aquarum omnium” e “un dono fatto all’Urbe dagli dei”, come la definì Plinio il Vecchio, “tanto buona da essere consentito poterla miscelare al vino”. Oggi, l’orologio ad acqua del Pincio continua a meravigliare e a funzionare, testimoniando la duratura eredità di Embriaco. Il suo lavoro pionieristico nell’ambito degli orologi ad acqua non solo ha segnato un’epoca ma continua a ispirare nuove generazioni di inventori e ingegneri, dimostrando che l’innovazione, alimentata dalla curiosità e dalla dedizione, è senza tempo.

Pila o fontana del convento di Nepi realizzata in sostituzione di quella di Padre Embriaco

Da tenere presente che Padre Giambattista Embriaco ha realizzato tutte queste invenzioni, senza dimenticare gli impegni religiosi, tanto che gli sono stati assegnati importanti incarichi nell’Ordine Domenicano. Muore a Roma, il 6 marzo 1903.

Nel 1856 fu fatta realizzare da Padre Embriaco, una fontana o pila all’interno dell’orto dei frati del Convento di San Tolomeo a Nepi, alimentata dal sovrappieno dell’acqua perenne della cucina del convento. Questa era ad uso esclusivo dell’orto dei frati, per evitare le continue liti con i confinanti per problemi di irrigazione e scaricava nella forra sottostante. L’originale venne fatta demolire all’inizio del secolo scorso quando il convento passò dai Domenicani ai Servi di Maria, al suo posto ora sorge un’altra piccola fontana.

 

Ricerche effettuate da Pietro Palazzini

Lapide Orologio Laghetto del Pincio
Cartello Orologio laghetto del Pincio
Relazione dei Giurati Esposizione Industriale Milano 1881
Esposizione Nazionale Torino 1884
Esposizione Universale Parigi 1867

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