Nepi

Nepi, gioiello incastonato nel cuore della regione del Lazio, Italia, è una città di antica fondazione, la cui storia, territorio, monumenti e tradizioni popolari compongono una trama ricca e affascinante. È un comune italiano di 84 km2 della provincia di Viterbo con 9.524 abitanti, situato su uno sprone tufaceo allungato, intagliato a N e a S da fossi profondi, con pareti quasi verticali e unito solo a O al ripiano vulcanico dei Monti Cimini, distante circa 40 km dal capoluogo Viterbo e 45 km dalla capitale Roma.

Fu fondata da Termo Larte che edifica Nepi 548 anni prima di Roma. La fondazione la ritroviamo in un affresco del ciclo pittorico decorante la sala nobile del palazzo comunale di Nepi, dipinto da Domenico Torti e Ludovico De Mauro nel 1870. Dalle sue origini etrusco/falische e successivamente romane fino ai giorni nostri, Nepi offre ai suoi visitatori un viaggio indimenticabile attraverso i secoli, in un contesto naturalistico di rara bellezza.

Il territorio di Nepi è caratterizzato da una varietà di paesaggi che spaziano dalle dolci verdi colline coperte di vigneti e uliveti, tipiche della campagna laziale, ai boschi, alle lussureggianti campagne e alle aree naturali protette. Si estende per circa 8000 ettari, di cui la maggior parte destinati a pascoli ed agricoltura. L’insediamento sorge su uno sperone tufaceo triangolare, delimitato da pareti sub-verticali scolpite dall’erosione millenaria dei due torrenti che appartengono al bacino del fiume Treja: il Rio Falisco a nord e il Rio Puzzolo a sud. Questi torrenti scorrono su un substrato vulcanico formatosi a seguito delle eruzioni dei complessi vulcanici di Vicano, prevalentemente, e Sabatino, risalenti a un arco temporale compreso tra 600.000 e circa 20.000 anni fa.

Queste profonde gole e burroni si aprono come squarci nel terreno che si trasformano in luoghi suggestivi e spesso ancora selvaggi chiamati “Forre”, ambienti di natura incontaminata, tante volte descritti nelle opere di grandi artisti e poeti. Accanto a queste Forre, troviamo i “Cavoni”, caratteristiche vie di comunicazione tagliate operate dall’uomo in epoca pre-romana. Sono costituite da roccia vulcanica delimitate da pareti verticali, che univano le Forre coi pianori tufacei. Queste valli sono state abitate fin dalla più remota preistoria, come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici di utensili in pietra scheggiata e frammenti di vasi con segni di cottura. Gli insediamenti rupestri hanno ospitato comunità umane per un lungo periodo, dal neolitico fino all’inizio dell’età del ferro. Nel cuore di questo territorio si estende la Valle Suppentonia, una gola che si estende dalla zona di Nepi fino quasi a Civita Castellana, dove il torrente del Ponte si unisce al Treja. Ciò che rende questa lunga gola unica è la sua notevole dimensione, soprattutto nei pressi di Castel Sant’Elia, dove in alcuni punti supera i cento metri di altezza. Le sue pareti, spesso verticali, sono rivestite da una lussureggiante e densa vegetazione che talvolta rende difficile l’accesso; numerosi sono anche i torrenti che scorrono nel fondo valle, formando cascate pittoresche.

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