Nepi: La storia della città

Le radici di Nepi affondano nelle epoche più remote. Nel corso dei secoli, questa città è stata teatro di conflitti, dominazioni e influenze culturali che hanno plasmato il suo carattere in modo indelebile. La sua fondazione risale all’VIII-VII secolo a.C., su uno sperone roccioso difeso naturalmente da pareti tufacee scoscese e dalle profonde valli dei torrenti Rio Falisco e Rio Puzzolo. Contestualmente, si svilupparono anche gli insediamenti circostanti come l’Isola Conversina, Ischi e Porciano, abitati fino al Medioevo. Tracce di antichi insediamenti risalenti all’età del bronzo sono state rinvenute in altre località circostanti come il Pizzo, la Massa, Monte Antico e Pian delle Rose. Nepi è menzionata da Tito Livio come la “porta dell’Etruria” con Sutri, per la sua posizione di confine e il controllo di importanti percorsi viari. Verso il VII secolo a.C., Nepi assume una notevole importanza, essendo la seconda città più estesa dopo Falerii. Pur mantenendo buoni rapporti con la capitale falisca e Narce, la sua posizione di terra di confine con l’Etruria la porta ad esprimere caratteristiche di affinità ora con una civiltà etrusca, ora con la civiltà falisca.

Le testimonianze del livello economico, culturale e artistico raggiunto da Nepi in questo periodo sono evidenziate dai ritrovamenti tombali, che includono manufatti di impasto graffito (simili a quelli usati a Veio), di bucchero (tipicamente etrusco) e decorazioni riscontrate anche in altri siti. Durante la dinastia dei Tarquini, l’apice della civiltà etrusca, questa regione prospera, contribuendo alla grandezza dell’Etruria, destinata a diventare il “caput mundi”. Fu un significativo avamposto tra la regione Falisca e quella Etrusca, conquistata dai Romani nel 383 a.C. (o nel 373 a.C.). Dopo la caduta di Veio e Capena nel 396 a.C., probabilmente per evitare un destino simile, Nepi orienta le sue scelte politiche verso un’alleanza con Roma, diventando nel 378 a.C., la prima colonia romana nella terra falisca. Successivamente ebbe la cittadinanza romana dopo la guerra sociale (91-88 a.C.), diventando un municipio. Nel capitolo 10 del sesto libro della storia di Roma di Tito Livio, viene narrato l’assedio della città da parte dei romani guidati da Furio Camillo. L’esistenza di possenti mura circondate da un fossato è la più antica testimonianza di ciò che ancora oggi rappresenta l’emblema di Nepi. Un’altra data significativa nella storia di Nepi è il 241 a.C., quando, con la terribile distruzione di Falerii e la deportazione dei suoi abitanti, si apre un nuovo asse viario, la Via Amerina, che segna l’espansione romana verso nord e ha Nepi come punto di partenza. La rassicurante “pax romana” garantisce per secoli la prosperità della città e il godimento dei privilegi concessi, che non hanno eguali nelle altre città falische ed etrusche del territorio, destinate invece al declino e all’abbandono. Le numerose iscrizioni, i cippi con dediche, gli edifici pubblici (come l’anfiteatro capace di circa 4000 spettatori), le “Terme dei Gracchi”, mausolei lungo la Via Amerina, la presenza di stupende ville nei punti panoramici, e i resti di splendidi basolati, mosaici e delle mura che resistettero all’assedio di Furio Camillo (visibili a Porta Romana) testimoniano la prosperità e l’importanza di Nepi in quel periodo.

Durante la seconda guerra punica, insieme ad altre undici colonie latine, Nepi rifiutò il sostegno a Roma, subendo pesanti conseguenze. Fu invasa dai barbari e contestata tra Goti e Bizantini, per poi essere distrutta dai Longobardi nel 568. Nel VIII secolo, Totone, duca di Nepi di stirpe longobarda, marciò su Roma e la sottomise, assumendo il titolo di duca e interferendo nel conclave del 768, facendo eleggere suo fratello papa con il nome di Costantino II. Tuttavia, l’anno successivo Totone venne assassinato e con lui finì il pontificato di Costantino II. Nel 915, le milizie nepesine e sutrine sconfissero i Saraceni nella Valle del Baccano, vicino a Campagnano. Nel 1002, Ottone III di Sassonia, restauratore del Sacro Romano Impero, morì a Castel Paterno, nel territorio di Nepi, mentre cercava rifugio dall’opposizione delle nobili famiglie romane. Nepi fu sede vescovile fin dal IV secolo, come attestano le sottoscrizioni ai vari Concili romani, e nel 1435 fu unita a Sutri, formando la diocesi di Nepi e Sutri. Dopo secoli di oscurità, nel 1061 fu conquistata da Roberto il Guiscardo e in seguito appartenne a Matilde di Canossa. Nel 1131, i consoli e i cavalieri nepesini stipularono un patto per costituire il libero comune di Nepi, come testimonia una lapide conservata nel portico della Cattedrale. Caduta nelle mani dei papisti nel 1160, combatté contro il comune di Roma e nel 1244 fu assediata dall’imperatore Federico II. Fu teatro di lotte tra le famiglie nobili locali degli Orsini, dei Vico e dei Colonna, che ne contesero il possesso. Nel XV secolo, sotto i Borgia, fu costruita la rocca su progetto di Antonio Sangallo il Vecchio, ancora oggi visibile e sede di eventi culturali.

 

 

Durante la seconda guerra punica insieme ad altre undici colonie latine, rifiuta il suo supporto a Roma, ma come narratoci sempre da T. Livio, la conseguenza a questa decisione fu quella di pagare in doppia misura. Fu oggetto di invasioni da parte dei barbari, contesa tra Goti e Bizantini (Narsete) fu poi distrutta dal Re dei Longobardi Alboino nel 568. Nell’VIII secolo Totone Duca di Nepi di stirpe longobarda, discese su Roma forte di un esercito, col quale assoggettò la città eterna divenendone Duca e interferendo nel conclave del 768, fece nominare papa suo fratello, che salì al soglio pontificio col nome di Costantino II. L’anno successivo Totone venne ucciso per mano della fazione opposta e con lui finì anche il pontificato di Constantino II. Nel 915 le milizie nepesine e sutrine sconfiggono i Saraceni nella Valle del Baccano ,vicino Campagnano. Nel 1002 moriva a Castel Paterno (all’epoca ricadente nel territorio Nepesino) Ottone III di Sassonia, restauratore del Sacro Romano impero, mentre cercava rifugio dall’incalzante opposizione delle nobili famiglie romane. Sede vescovile fin dal 4° sec., come riportato nelle sottoscrizioni ai vari Concili romani, nel 1435 fu unita a Sutri, formando la diocesi di Nepi e Sutri. Dopo secoli di oscurità, nel 1061 venne conquistata da Roberto il Guiscardo e in seguito appartenne a Matilde di Canossa. Nel 1131 i consoli e i cavalieri nepesini stringono un patto per la costituzione del libero comune di Nepi, come testimoniato dalla lapide del primo patto comunale conservata nel portico della Cattedrale. Caduta in mano ai papisti nel 1160, combatté contro il comune di Roma e nel 1244 venne assediata dall’imperatore Federico II. Fu teatro di lotte tra famiglie nobili locali degli Orsini, dei Vico e dei Colonna che se ne contendevano il possesso. Nel XV secolo entrò a far parte definitivamente dei possedimenti della Chiesa e dotata di robuste fortificazioni da Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI, il quale la cedette al cardinale Ascanio Sforza, contraccambiando così il suo appoggio alla sua nomina. A seguito della calata francese su Milano, il Pontefice tolse Nepi allo Sforza, la elevò al rango di ducato e la donò nell’anno 1499 alla figlia Lucrezia, la quale fu munifica amministratrice, amata e rispettata dalla popolazione. Visse il periodo di massimo splendore sotto il governo dei Borgia successivamente dei Farnese. Alla morte del Papa, Nepi passò alla Santa Sede  fino a quando nel 1521, Papa Leone X la cedette al poeta Aretino Bernardo Accolti detto l’Unico. Nel 1537, papa Paolo III Farnese la cede a Pier Luigi Farnese, suo figlio naturale e la elevò al rango di Ducato di Castro e Nepi. Alla fine del XV secolo, proprio sotto i Borgia, venne realizzata la rocca, edificata su disegno di Antonio Sangallo Il Vecchio, ancora oggi visibile e luogo di eventi e manifestazioni culturali. Nel XVI secolo, Pier Luigi Farnese fu nominato duca di Nepi; la sua famiglia migliorò l’urbanistica della città con il Palazzo del Magistrato, la Chiesa di San Tolomeo e le mura cittadine. Nel 1545, fu ceduta alla Camera Apostolica insieme al ducato di Camerino in cambio di Parma e Piacenza. Tornò sotto il diretto dominio della Santa Sede e fu dichiarata indipendente durante il regno di Sisto V. Nel 1727, fu costruito l’acquedotto comunale dall’architetto Filippo Barigioni, mentre la fontana nella piazza del Comune è opera dello stesso architetto. Il 2 dicembre 1798, fu saccheggiata dalle truppe francesi in ritirata da quelle borboniche, e il 13 dicembre si svolse lo scontro fra i due eserciti, con la vittoria dei francesi guidati dal generale François Étienne Kellermann. Nel 1805 ospitò Pio VII di ritorno da Parigi, mentre il 13 settembre 1870 fu occupata dalle truppe italiane e annessa al Regno d’Italia. Nel 1882, Francesco e Pietro Silj, diventati proprietari della rocca in rovina, fecero apporre 20 iscrizioni nella torre principale del castello, narrando la storia millenaria della città di Nepi e della rocca stessa. Nel 1928, Nepi passò dalla provincia di Roma a quella di Viterbo, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal governo fascista. Nepi è una destinazione affascinante e ricca di sorprese, dove storia, arte, natura e tradizioni si fondono in un vivace mosaico, invitando i visitatori a scoprire le molteplici sfaccettature di questa antica città. Esplorare i suoi monumenti storici, immergersi nella bellezza del paesaggio naturale o partecipare alle sue feste popolari promette un viaggio indimenticabile nel cuore dell’Italia.

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