Nepi in Armi

Nepi in Armi Paolo Chirieletti mag-16 XIX 1



NEPI IN ARMI vol.1

Nepi in quegli anni

…Vediamo di seguito un verbale della Polizia Municipale redatto il 5 maggio 1896 dalla Guardia Municipale Boschetti Gioacchino, a carico della cittadina D’Antonio Giovanna in Loreti. Così riporta la motivazione dell’infrazione: “… trovandomi nell’esercizio del mio ufficio ho trovato nella via di San Vito girovagando un animale suino proprietà della suddetta D’Antonio Giovanna. Tale fatto avviene circa alle ore sei pom. (pomeridiane, nda) di oggi …“. Come si legge di seguito, il fatto costituiva violazione all’articolo 9 delle norme di Pubblica Igiene del tempo, che recitava: ”E’ proibito di mandare vaganti per le strade e le piazze animali immondi” . E’ risaputo che in quegli anni ogni famiglia crescesse animali destinati alla propria alimentazione. Questi erano solitamente tenuti nelle immediate vicinanze delle abitazioni, quindi all’interno del centro abitato.  Spesso capitava che questi animali scappassero o venissero volutamente lasciati liberi di girovagare, con il risultato di trovare per le strade galline, suini, conigli e quant’altro…

…Negli anni 1900-1902, in diversi rapporti alla Prefettura di Roma si segnalano forti tensioni tra i proprietari terrieri e gli agricoltori di Nepi. I primi volevano affittare le loro terre anche a persone non originarie del paese e destinare vasti latifondi a pascolo, i secondi avanzavano la richiesta di poter lavorare le terre e corrispondere ai padroni il quarto del raccolto, mentre questi ultimi esigevano il terzo come si era sempre fatto in passato. Con questa comunicazione i Reali Carabinieri informarono il Prefetto di Roma dei fatti: “Il 9 dicembre 1900 circa 200 contadini si radunarono sulla piazza maggiore di Nepi e senza emettere alcun grido, si recarono alla caserma dell’Arma (allora situata in via Solferino nr. 8, nda), ove una Commissione si presentò al comandante la stazione esponendo di essere privi di lavoro perché i principali proprietari di terreni avevano dato in affitto a persone anche estranee del paese i propri fondi in blocco, mentre negli anni scorsi le terre venivano lavorate a colonia dai reclamanti”. …

…A questi disagi vanno ad aggiungersi la Guerra di Libia del 1911-1912 ed il terremoto in Abruzzo del 13 gennaio 1915. Quest’ultimo ebbe il suo epicentro in Marsica ma fece sentire i suoi effetti anche in Campania e nel Lazio. A Nepi le scosse telluriche non provocarono vittime ma solo spavento, come riporta un telegramma inviato dalle autorità locali al Prefetto di Roma il giorno stesso alle ore 11,00: “-nessuna vittima-popolazione allarmata fuggita all’aperto-”.  Si registrarono però danni ai fabbricati: la Cattedrale, la caserma dei Carabinieri, una struttura con convento abitato da monache, il campanile della chiesa di San Pietro, l’ospedale Sant’Anna (situato nella struttura in “Piazza dello Spedale” a fianco della Chiesa di Santa Croce, attualmente entrambi diruti), ed alcune case private “quasi tutte di poveri” avevano bisogno di urgenti riparazioni. Venne danneggiato e rimase chiuso alcuni giorni anche il Palazzo Comunale e, fatto moralmente gravissimo per i nepesini, “caddero le palle del Comune”. Infatti, così riporta il citato telegramma: “Caduto lucernaio muratura scalone principale e cadute tre grosse palle peperino decoranti balaustra marmo sommità palazzo pure gravemente danneggiata e pericolante”. Dopo alcuni giorni, il 31 gennaio 1915, nacque un “Comitato pro-danneggiati dal terremoto”. …

…Agli inizi del 1916 le donne cattoliche nepesine si resero protagoniste di un episodio. Il 6 febbraio un corteo di donne e bambini, preceduto da una bandiera bianca preparata da Maddalena Iacurti e Virginia Palazzini, partì dalla chiesa del Rosario e si presentò davanti al palazzo comunale gridando: “Vogliamo la pace, vogliamo i figli, vogliamo i mariti”. Il fatto destò subito allarme nelle autorità, il Delegato di Pubblica Sicurezza, prontamente giunto da Civita Castellana, redasse il seguente rapporto, indirizzato alla Pretura Mandamentale: “Alle ore 16,30 di domenica 6 febbraio, al termine di una funzione ‘pro-pace’ tenutasi in questa chiesa di S. Andrea del Rosario, un gruppo numeroso di donne e di fanciulli, oltre 250, uscì in massa dalla chiesa e preceduto da una donna che portava una bandiera bianca inalberata su di una canna si avviò verso il centro del paese gridando ‘Volemo la pace’, ‘Viva la pace’, ‘Volemo i nostri figli a casa’ e altre frasi dello stesso tenore. Giunta la dimostrazione nella Piazza del Municipio, fu affrontata dal maresciallo dei CC.RR. Comandante la Stazione, Sig. Tirinnanzi Ferdinando e dal Sindaco Sig. Andrea Zampaletta i quali tolsero la bandiera dalle mani della donna che la portava, Iacurti Maddalena in Fabrizi, e sciolsero la riunione senza opposizioni e incidenti …”. Promotori del fatto furono proprio le donne cattoliche del comitato, le suore Dorotee ed il vice parroco del Rosario, Don Mariano Andreotti…

Partecipanti alla guerra

Soldato MARIANI Paolo di Pio e Santini Maria, nato a Nepi il 5 giugno 1895. Residente a Nepi. Professione carrettiere.                                                                                             Arruolamento e reparto: classe 1895, cat. 2°, 84° Reggimento Fanteria della Brigata Venezia. Il 5 giugno 1917 passa al Reparto Mitraglieri Fiat con il quale rimarrà fino al termine del conflitto. Campagne di guerra: 1915, 1916, 1917, 1918.

Caduti

Soldato ANGELINI Arcangelo fu Angelo e fu Marini Vincenza, nato il 18.11.1894 a Nepi. Professione agricoltore. Celibe.

Arruolamento ed ultimo reparto: classe 1894, cat. 1°, 88° Reggimento Fanteria.

Luogo decesso: Monfalcone (GO), il 21.10.1915, in seguito a ferita d’arma da fuoco.

Decesso registrato da: Comando Reggimento.

Sepolto nel cimitero di Monfalcone (cotonificio), tomba nr. 59.

I fatti: L’88° Reggimento Fanteria formava, insieme all’87° Reggimento, la “Brigata Friuli”. Il 29 luglio 1917 l’intera brigata viene schierata in prima linea a nord di Gorizia, dove fino al mese di ottobre si alternano turni di trincea con periodi di riposo nelle retrovie, tutto senza grossi eventi. Dal 14 ottobre gli austriaci iniziano con qualche scontro a saggiare le difese italiane, in attesa dell’aiuto tedesco per scatenare un poderoso attacco nella zona di Caporetto. Sul Diario di reggimento così è annotato al giorno 21: “Alle ore 4 si occupano posizioni in fondo valle ai piedi del Monte Cosich e quota pelata … L’occupazione di tutte queste posizioni avviene senza che il nemico se ne accorga … Verso l’alba vengono fatti brillare i tubi di gelatina esplosiva per distruggere i reticolati in tre punti. Alle 10 si inizia l’avanzata … “. Viene subito colpito il Comandante della Colonna Speciale che, in un momento di confusione, si ferma sul posto creando squilibri su tutta la linea. Alle ore 12,00 un ufficiale di una compagnia vicina comunica che la Colonna Speciale “non si muove” e pochi minuti dopo: “… il Colonnello da quindi l’ordine di muovere all’assalto delle posizioni. La truppa parte con slancio ammirevole. Le compagnie avanzano … benché fatte segno ad intenso fuoco di fucileria e artiglieria nemica, si appostano e poco dopo i superstiti si slanciano verso il nemico ma vengono abbattuti da una sezione mitragliatrici dissimulata sotto il suolo. Contemporaneamente una batteria nemica appostata a quota 43 ed un’altra appostata a quota 121 aprono un fitto fuoco a shrappnell (bombe sul genere di quelle a frammentazione, nda) sopra le compagnie che si avviano all’assalto”. Il resoconto prosegue con molte altre postazioni nascoste di mitragliatrici ed artiglieria, che improvvisamente aprono un forte fuoco contro i fanti italiani allo scoperto. “Presi così dal fuoco di fronte di fianco e dal rovescio le compagnie non potevano proseguire l’assalto, così arretrarono e si raccolsero in fondo valle appostate in una trincea in muratura già preparata attesero l’imbrunire per rientrare alle primitive posizioni”. In questo combattimento risultano 203 feriti e 31 morti tra i quali il nepesino Arcangelo, tre giorni prima dell’attacco austro-tedesco di Caporetto. Dopo quattro giorni la Brigata Friuli inizierà il ripiegamento, fino ad oltrepassare, il 5 novembre, il fiume Piave; in questi pochi giorni oltre al Soldato Angelini la “Friuli” ha perso altri 2700 uomini. Così termina il diario: “…si procedette allo sgombro del campo di battaglia raccogliendo armi, suppellettili, morti e feriti … i morti furono seppelliti nel piccolo cimitero presso il cotonificio”.

Decorati

Caporale   Rossi Antonio di Giacomo

Decorato di Croce di Guerra al Valor Militare

37° REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA, nato a Nepi il 6 febbraio 1895

D.L. 27/01/1927; B.U. 1927, disp.7° del 18/02/1927, pag.395

motivazione

“Servente di batteria, dimostrò nell’adempimento delle sue mansioni zelo, coraggio e sprezzo del pericolo. Durante tutto il combattimento, e sotto il persistente bombardamento a gas dell’avversario fu costante esempio ai compagni.”

Croce di Musile (Basso Piave), 15 Giugno 1918.

Andò così: Nel 1918 gli austriaci pianificarono una massiccia offensiva  sul fronte italiano, da sferrare ad inizio estate; si scelse di dare inizio alle operazioni nel mese  di giugno. L’offensiva fu preparata con grande cura e larghezza di mezzi dagli austroungarici, che  vi impegnarono ben 66 divisioni. Gli alti comandi austroungarici erano talmente sicuri del successo, che avevano  persino preparato in anticipo i timbri ad inchiostro da usare nelle zone italiane da occupare.

Già da lunedì 10 giugno 1918 il nemico inizia ad ammassare materiali e rifornimenti a ridosso della prima linea; il Diario del 37° Reggimento così riporta: “Alle ore 0,15 venivano segnalati movimenti di carri e scarico di materiali dietro le prime linee a nord e sud della ferrovia. Vennero eseguiti i seguenti tiri: … alle ore 0,15 tiri di disturbo nei pressi della ferrovia…”. I nostri comandi sono a conoscenza della data precisa dell’attacco nemico, infatti venerdì 14, sul Diario del 37° Reggimento si legge: “Il tiro d’interdizione notturno stabilito con i pezzi delle posizioni avanzate viene sospeso in seguito all’imminenza di attacco nemico nel mattino del 15. Vengono impartite speciali disposizioni perché la vigilanza sia intensificata durante la notte tanto agli osservatori che alle batterie”.  L’informazione si rivela esatta, cosi continua il Diario: “Sabato 15  giugno 1918, alle ore 0 tutto il personale delle batterie e del Comando viene svegliato e inviato al proprio posto. La calma è completa su tutta la fronte. Nostre artiglierie eseguono violenti tiri d’interdizione sui più importanti obiettivi nemici. Alle ore 03,00 incomincia il bombardamento nemico con artiglierie di piccolo e medio calibro, con tiri a lungo, a granata, a doppio effetto, a liquidi speciali. Le bombarde battono le zone adiacenti all’argine. Alle ore 03,05 come da ordine ricevuto dal Comando Divisionale si apre il fuoco di contropreparazione violentissimo sopra gli obiettivi precedentemente assegnati. Tutto il personale tiene applicato il respiratore inglese (La maschera antigas di fabbricazione inglese, nda)”. Dopo sei  ore, il nemico scatena l’offensiva che considera decisiva per  le sorti della guerra e attraversa quello che era stato il fronte  per sette mesi: il Piave. Particolarmente efficace fu l’attacco nella zona  di Musile, cittadina situata nel basso Piave attualmente in provincia di Venezia, dove  sulla sponda destra del fiume, nella frazione di Croce, si trova il Caporale Rossi  Antonio con la sua batteria di cannoni. Così riporta il Diario: “Alle ore 06,45 … vengono segnalati tentativi di passaggio del Piave compiuti dal nemico tra il Ponte della Ferrovia e Musile”, poi ancora, “Alle ore 8,40 rientrano alcuni comandati ai posti di corrispondenza riferendo che il nemico è a sud ovest di Croce”. Alle ore 9,00 rientra una pattuglia riferendo che il 23° Battaglione Arditi va al contrattacco. ”Alle ore 9,20 austriaci all’altezza di Croce.”, il nemico ha ormai passato il Piave e tenta la penetrazione; “Alle ore 9,30 le batterie continuano il tiro di repressione con cadenza rallentata, essendo i pezzi eccessivamente riscaldati”. Qui si trova Antonio, che risponde al  fuoco nemico con tutte le munizioni che  ha. Non è in una bella situazione perché  il nemico ha bombardato in modo massiccio, usando   anche granate a gas asfissiante; i nostri hanno resistito  solo grazie alle nuove maschere antigas di fabbricazione inglese,  ed ora stanno arrivando granate fumogene e lacrimogene, per coprire  ancora di più la visuale sulla prima linea … Nella zona di Musile, i  reparti d’assalto asburgici, attraversato il Piave con perdite insignificanti, protetti dalla  nebbia artificiale, investono e riescono a sopraffare le difese italiane stabilendo un’importante  testa di ponte … Alle ore 11,00 nuclei nemici armati di mitragliatrice si avviano rapidamente alle batterie del 2° Gruppo, che, dopo essersi difeso con fucili, bombe a mano e tiri ad altezza d’uomo, su ordine del Comando, ripiega sempre combattendo. “Alle ore 11,10 la 7° Batteria, con un solo pezzo in efficienza si difende ancora vigorosamente, e cerca intanto di riparare un altro pezzo inceppato. Ma Il nemico incalza e il Comandante la Batteria è accerchiato e costretto ad abbandonare i pezzi dopo averli resi inutilizzabili, ed a portarsi sulla linea del Gorgazzo (Fosso del Gorgazzo, nda) … fa ancora una disperata difesa, ma per il violento fuoco delle mitragliatrici e con diversi uomini feriti deve ripiegare sulle posizioni della 4° batteria”, gli artiglieri a differenza dei fanti, non possono arretrare facilmente perché hanno i cannoni da trasportare; “Alle ore 11,30 la 5° Batteria, completamente circondata spara ancora con due pezzi Shrapnel  (Proiettile cavo per artiglieria, riempito di sfere metalliche che scoppia prima dell’impatto con il suolo, sparando il contenuto su una vasta area; usato in funzione antiuomo, nda) a zero. Il Comandante non cede e difende uno ad uno i suoi pezzi con fucili bombe a mano. Nessuno sfugge all’accerchiamento e non si hanno più notizie attendibili sulla sorte di questi valorosi”. Alle ore 11,45, minacciata di accerchiamento, anche la 4° Batteria riceve l’ordine di lasciare i pezzi asportando otturatori, alzi, parti vitali dei pezzi e di ripiegare sul Comando di Gruppo.

Il Regio Esercito Italiano  cercò di tamponare alla meno  peggio l’avanzata. Scoppiarono così  una serie di lotte cruente, a volte  simili ad operazioni di guerriglia, spesso  per opera di piccoli gruppi di soldati, che  cercavano di conquistare piccole aree di territorio,  capisaldi e punti strategici. Anche le riserve vengono inviate  in prima linea ad arginare il nemico ed iniziano una serie di  attacchi e contrattacchi da ambo le parti … L’abitato di Croce di Musile  era una zona di grande importanza strategica, circondata da fortificazioni  predisposte tutt’intorno nei mesi precedenti dagli italiani. Tra il 15 e il  16 giugno 1918, con lo scatenarsi dell’offensiva austriaca, Croce venne per due  volte perduta e riconquistata dai soldati italiani. In questo momento di confusione tattica,  dovuta al variare continuo della linea del fronte, i soldati inebetiti dai gas, storditi dal  bombardamento, vennero a cadere le regole di combattimento, si mischiarono le linee e si trovarono  a combattere fianco a fianco, arditi dei reparti d’assalto , artiglieri, bersaglieri, finanzieri e fanti;  con un ordine comune da eseguire: resistere. Premuti dal nemico, alle ore 12,00, questi reparti si concentrarono  dietro il Canale Fossetta … Parliamo di un canale largo 4 metri, quindi i due schieramenti erano a strettissimo contatto … Così ricorda il Diario del 37° Reggimento Artiglieria: “Alle ore 23,00 il gruppo superstite che in tutta la giornata ha cooperato a respingere il nemico avanzante, batte specialmente le strade a cavallo della stazione di Fossalta (attuale Fossalta di Piave, nda) e la linea del canale della Fossetta dietro alla quale si sostiene la nostra linea”. Nel caos della battaglia il Caporale Rossi è stato fatto prigioniero e portato nelle retrovie. Fortunatamente per lui, la guerra sarebbe terminata di lì a poco e la sua prigionia è durata solamente cinque mesi.

Tra arretramenti e contrattacchi, alle  ore 24,00 gli uomini sul Canale Fossetta  hanno resistito e nei giorni successivi l’esercito  italiano torna vittorioso sulla riva del Piave, rioccupando  le posizioni che aveva prima dell’offensiva asburgica. Termina così la violentissima e sanguinosa   battaglia, denominata “Battaglia  del Solstizio”,  ultima  possibilità  per l’esercito  austroungarico di  volgere le sorti della  guerra a proprio favore,  il suo fallimento ha determinato,  dopo soli quattro mesi, la vittoria  finale dell’Italia a Vittorio Veneto.

Il caporale  Rossi Antonio,  ha combattuto un’importantissima  quanto sanguinosa battaglia, avrà caricato  quel cannone chissà quante volte, l’avrà spostato  indietro e avanti, ora tra gli alberi, ora nel fango, ora  tra le case diroccate, ma non l’ha combattuta solo da artigliere;  l’ha combattuta da fante e da ardito, quando ha difeso il suo cannone  dal nemico che sbucava da tutte le parti con la baionetta sul fucile, quando  combatteva con le bombe a mano sul bordo del canale, quando arrivavano le granate  cariche di gas, l’ha combattuta e nonostante la prigionia, l’ha vinta.

Di fronte al nepesino Rossi nella austroungarica “Isonzo Armee” combatteva un ex sarto polacco (la Polonia meridionale faceva parte del multietnico Impero Asburgico), dal cognome famoso, Karl Wojtyla. Fortunatamente è sopravvissuto alla guerra e nel 1920 ha avuto un figlio di nome Karol, salito al soglio pontificio con il nome di Giovanni Paolo II, uno degli uomini più importanti dei nostri giorni. Il Sergente Maggiore Karl Wojtyla del 56° Reggimento Fanteria “Wadowice” era un militare di carriera che aveva combattuto sul fronte austro-russo fino alla primavera del 1917, per passare poi sul fronte italiano, dove ha combattuto in vari settori, tra cui il Basso Piave. Venne insignito di “Croce di Ferro con Ghirlanda” e i suoi superiori annotarono in un rapporto che lo riguardava: “E’ onesto, leale, serio, educato, modesto, retto, responsabile, generoso e instancabile”, qualità che si può dire, ha trasmesso al figlio. Dopo la guerra passò al neonato Esercito Polacco e venne congedato nel 1927, su sua richiesta, perché la moglie gravemente malata e morente aveva bisogno di cure, come il figlio Karol ancora piccolo.

Elenco nomi presenti nel volume

ADOLINI Angelo

ADOLINI Augusto

ADOLINI Carlo

ADOLINI Emilio

ADOLINI Francesco

ADOLINI Giuseppe

ADOLINI Lorenzo

ADOLINI Luigi

ADOLINI Quinto

ADOLINI Romano

ADOLINI Salvatore

ADOLINI Vincenzo

ALIMELLI Tommaso

AMADEO Romano

ANDREUCCI Agostino

ANDREUCCI Carlo

ANDREUCCI Giuseppe

ANGELETTI Emilio

ANGELETTI Giovan Battista

ANGELETTI Salvatore

ANGELETTI Vincenzo

ANGELINI Arcangelo

ANGELINI Augusto

ANGELINI Elia

ANGELINI Enrico

ANGELINI Giacomo

ANGELINI Giuseppe

ANGELINI Ottavio

ANGELINI Romano

ANTONINI Anastasio

ARPINI Luigi

ASTOLFI Vincenzo

BACCHIOCCHI Gioacchino

BALESTRA Armellino

BANNETTA Angelo

BANNETTA Biagio

BANNETTA Domenico

BANNETTA Giacinto

BANNETTA Giulio

BANNETTA Pio

BANNETTA Pietro

BANNETTA Romano

BANNETTA Sante

BANNETTA Serafino

BARBONI Marino

BASTIANELLI Umberto

BELLONI Arceo

BENNICELLI Riccardo

BERGANTINI Augusto

BERGANTINI Biagio

BERNARDINI Enrico

BERNARDINI Stefano

BIANCALANA Aristide

BIANCALANA Giovanni

BIANCALANA Tommaso

BOCCADAMO Santo

BOCCAPERTA SCHIAVETTI P.

BOCCHINI Rodolfo

BOSCHETTI Filippo

BRUNETTI Agostino

BRUNETTI Anastasio

BRUNETTI Camillo

BRUNETTI Ettore

BRUNETTI Geraldo

BRUNETTI Giuseppe

BRUNETTI Luigino A.

BRUNI Luigi

BUTTI Sante

CAPANNA Romano

CAPONERI Attilio

CAPONERI Pompeo

CARDINALI Attilio

CARDINALI Bernardino

CARDINALI Giacomo

CARDINALI Vincenzo

CASADIDIO Alessandro

CASADIDIO Pacifico

CASCIOLI Aristide

CECCANGELI Luigi

CECCARELLI Giuseppe

CECCARELLI Nicola

CERNETTI Alberico

CERNETTI Perseo

CHIAVARI Pompilio

CHIODI Giuseppe

CHIRIELETTI Agostino

CHIRIELETTI Paolo

CHIRIELETTI Pietro

CIAMBOLA Andrea

CIAMBOLA Romano

CIAVATTA Felice

CINCIRRE’ Giovanni

CIPRIANI Erminio

COLONNELLI Giovanni

COLONNELLI Primo

COMEZZI Evaristo Ferruccio

CONCORDIA Agostino

CONCORDIA Angelico

CONCORDIA Carlo

CONCORDIA Enrico

CONCORDIA Francesco

CONCORDIA Pietro

CONTI Ugo

CORACCI Angelo

CORACCI Antonio

CORACCI Domenico

CORACCI Feliciano

CORACCI Raffaele

CORACCI Romano 1892

CORACCI Romano 1891

CORDESCHI Domenico

CORDESCHI Vincenzo

CORETTI Antonio

CORETTI Carlo

CORETTI Dante

CORETTI Sante

CORINTI Giuseppe

COSIMI Domenico

COSIMI Felice Gerardo

CRESCA Cristoforo

CRESCINI Luciano

CRIVELLARI Angelo

CUPELLONI Angelo 1883

CUPELLONI Angelo 1898

CUPELLONI Giuseppe

CUPELLONI Salvatore

CUPELLONI Vincenzo

D’ANTONIO Giulio

D’ANTONIO Guido

D’ANTONIO Marino

DARIDA Filippo

DARIDA Nicola

DARIDA Pietro

DARIDA Rodolfo

DE CAROLIS Vincenzo

DELL’ABATE Giovanni

DELL’ABATE Giuseppe

DELL’ABATE Ferdinando

DELL’ABATE Natale

DELL’ABATE Romano

DE PAOLIS Paolo

DE PAOLIS Romano

DI LUCA Federico

D’ORAZI Domenico

D’ORAZI Luciano

D’ORAZI Paolo

DURASTANTE Giovanni

DURASTANTE Giuliano

DURASTANTE Romano

FABBRICONI Sestilio

FABRIZI Antonio

FABRIZI Gioacchino

FABRIZI Giorgio

FABRIZI Teobaldo

FAGGIOLI Venceslao

FALASCA Paolo

FALASCA Vincenzo

FALSETTI Filippo

FALSETTI Tolomeo

FANTARONI Amedeo

FANTINI Archimede

FANTINI Filippo

FANTINI Francesco

FANTINI Luigi

FANTINI Romano

FANTINI Vincenzo

FANTINI Vittorio

FEDERICI Tommaso

FLAMINI Angelo M.

FOCARACCI Angelo

FOCARACCI Giovan Battista

FOCARACCI Marco

FOCARACCI Primo

FOCARACCI Vincenzo

FORCONI Domenico

FORIERI Domenico

FORMICA Andrea

FORMICA Vincenzo

FRANCIONI Romano

GABRIELLI Lorenzo

GABRIELLI Salvatore

GABUTI Giulio

GABUTI Romano

GAGLIARDI Sabatino

GAI Mariano

GAI Tullio D.

GALASSO Domenico

GALLIGANI Antonio

GALLIGANI Emilio

GALLIGANI Francesco

GALLIGANI Giuseppe

GALLIGANI Salvatore

GENERALE Adamo

GENTILI Antonio

GENTILI Gerardo

GENTILI Rinaldo

GIANNELLI Francesco

GIANNELLI Pietro

GIANNOTTI Nicola

GIANNOTTI Pietro

GIGLIETTI Nicola

GIGLIETTI Vincenzo

GIOVANALE Anastasio

GIOVANALE Bernardino

GIOVANALE Enrico

GIOVANALE Geremia

GIOVANALE Luigi

GIOVANALE Nicola

GIOVANALE Romano

GIOVANALE Salvatore

GIOVANALE Tommaso

GIOVENALE Domenico

GIOVENALE Francesco

GIOVENALE Pietro

GIROLAMI Giuseppe

GIROLAMI Romano

GIUNTARELLI Pietro

GIUSTI Amedeo

GREGORI Giocondo

GRISPIGNI Augusto

GUIDI Antonio

IACURTI Agostino

IACURTI Antonio

IACURTI Armando

IACURTI Primo

LAURENTI Francesco 1894

LAURENTI Francesco 1899

LONGHI Domenico

LORETI Ermenegildo

LORETI Ippolito

LORETI Roberto

LUNATI Secondino

MANNETTI Augusto

MARIANI Agostino

MARIANI Aldovino

MARIANI Angelo 1899

MARIANI Angelo 1900

MARIANI Antonio

MARIANI Domenico

MARIANI Girolamo

MARIANI Paolo

MARIANI Pietro

MARIANI Primo

MARIANO Giuseppe

MARINI Adorno

MARINI Francesco

MARINI Gioacchino

MARINI Giovanni

MARINI Paolo

MARINI Pietro

MARTANI Luigi

MARTANI Mariano

MARTANI Rinaldo

MARUCCI Domenico

MARUCCI Giovanni

MARUCCI Paolo

MASCAGNA Luigi

MASSARELLI Ponziano 1898

MASSARELLI Ponziano 1896

MATTEI  Andrea

MAZZALUPI Ascanio E.

MAZZALUPI Paolo

MAZZALUPI Rodolfo P.

MECAROCCI Mariano

MECAROCCI Nazareno

MECAROCCI Pietro

MECAROCCI Vincenzo

MENICHELLI Angelo

MEZZALANI Enrico

MEZZI Vincenzo G.

MINELLI Agostino

MINUCCI Sebastiano

MONTI Filippo

MORONTI Quinto R.

MOROSETTI Armando

MOROSETTI Sirio

MORRESI Eugenio

MORRESI Alfredo

MUSETTI Angelo

MUSETTI Antonio

MUSETTI Domenico

MUSETTI Umberto

NATALONI Angelo

NATALONI Nello

OLIVIERI Francesco U.

OLIVIERI Giuseppe

OLIVIERI Umberto

OLIVIERI Vincenzo

ONORATI Orlando

ORAZI Armando

OTTAVIANI Angelo

OTTAVIANI Ferdinando

OTTAVIANI Giuseppe

OTTAVIANI Omero

PAGLIA Florindo

PAGLIA Francesco

PAGLIA Giuseppe

PAGLIA Lorenzo

PAGLIA Matusalem Romolo

PAGLIA Pietro

PAGLIA Romano

PAGLIA Salvatore

PALAZZINI Agostino G.

PALAZZINI Alfiero

PALAZZINI Andrea

PALAZZINI Biagio G. O.

PALAZZINI Emanuele

PALAZZINI Giulio

PALAZZINI Paolo

PALAZZINI Pietro

PALAZZINI Romano

PALAZZINI Venanzio

PALLINI Benedetto

PAOLUCCI Angelo

PAOLUCCI Antonio

PAOLUCCI Giacomo

PAPARELLI Francesco

PARMEGGIANI Luigi

PASSERINI Adolfo

PASSERINI Edmondo

PASSERINI Vittorio

PATRIZI Francesco

PATRIZI Donato

PATRIZI Romano

PAZIELLI Ernesto

PAZZETTA Giuseppe

PAZZETTA Pietro

PAZZETTA Rinaldo

PELLEGRINI Andrea

PELLEGRINI Giovanni

PELLEGRINI Ippolito

PELLEGRINI Paolo

PENTERIANI Alessandro

PENTERIANI Francesco

PENTERIANI Venanzio

PETRUCCI Andrea

PETRUCCI Angelo

PICCHIONI Vittorio

PIETRELLA Vittorio

PIFFERI Giovanni

POLIDORI Armenio

POLIDORI Stanislao

POMI Arturo

POMI Pietro

PONTANI Antonio

PONTANI Giovanni

PONTANI Giuseppe

PONTANI Paolo

PONTANI Romano

PONTANI Vincenzo

POSCOLIERI Domenico

POSCOLIERI Giuseppe 1883

POSCOLIERI Giuseppe 1881

POSCOLIERI Teofilo

PUCCIARMATI Giovanni 

PUGLIESI Domenico Romano

PUGLIESI Enrico

PUGLIESI Francesco

PUGLIESI Luigi

PUGLIESI Paolo

PUGLIESI Romolo

PUGLIESI Sabatino

PUGLIESI Vincenzo

PULCINI Alessandro

PULCINI Aquilano

RINALDI Antonio

RINALDI Carlo S.

RINALDI Francesco

RIPANELLI Francesco

ROSATI Agostino

ROSATI Enrico

ROSATI Felice

ROSATI Francesco

ROSATI Giuseppe

ROSATI Salvatore

ROSCHINI Vincenzo

ROSICHELLI Dario

ROSICHELLI Romano

ROSICHELLI Salvatore

ROSICHELLI Severino

ROSSI Antonio 

ROSSI Eugenio

ROSSI Felice

ROSSI Mattia

ROSSI Ponziano

ROSSI Sem

RUFFI Alessandro

RUGGERI Francesco

RUGGERI Lorenzo

RUSSO Ippazio Donato

SANSONI Angelo

SANTINI Angelo

SANTINI Francesco

SANTINI Giuseppe P.

SANTINI Vittorio

SARDELLA Nicola

SCAGNETTI Antonio

SCAGNETTI Mariano

SCAGNETTI Sante

SCOLASTRI Armando

SCOLASTRI Francesco V.

SCOLASTRI Giosafat

SCOPPA Giovanni

SCOPPA Tommaso

SCOPPA Francesco

SENA Michele

SGAMUFFA Pasquale

SILLA Giovan Battista

SIMEONI Giovanni

SOLDATELLI Adriano

SOLDATELLI Angelo

SOLDATELLI Gioacchino

SOLDATELLI Luigi

SOLDATELLI Pietro

SOLDATELLI Salvatore

SPREGHINI Gerardo

STEFANI Lorenzo

STEFANI Romano

SUGONI Alessio

SUGONI Americo

SUGONI Pasquale 1899

SUGONI Pasquale 1898

TASCHINI Domenico

TOCCI Francesco

TOCCI Salvatore

TOMASSETTI Antonio

TOMASSETTI Cesare

TOMASSETTI Filippo

TOMASSETTI Marino

TOMASSETTI Pietro

TOMASSINI Settimio

TORRI Biagio

TORRI Dante

TORRI Giuseppe

TORRI Ottorino

TORRI Romano

UBERTINI Giovanni

UBERTINI Romano

ZAMPALETTA Luciano

ZAMPALETTA Settimio

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