La Rocca dei Borgia e i Bastioni Farnesiani

La Rocca dei Borgia è il risultato dei lavori eseguiti fra il 1479 e il 1483 dal Cardinale Rodrigo Borgia, su preesistenti fortificazioni di origine romana, di cui non è possibile ricostruire il tracciato per il radicale sconvolgimento risalente soprattutto all’epoca della imponente ristrutturazione farnesiana. Delle fortificazioni più antiche restano visibili vari frammenti di cui il più emblematico è un tratto di mura sotto il castello dove sono visibili resti di cinta muraria. Per una datazione di questi resti di cinta muraria il termine di confronto più immediato è costituito dalle Mura Serviane di Roma, costruite a partire dal 378 a. C..

Essa sorge nel luogo di confluenza dei torrenti rio Puzzolo e rio Falisco. Nel 1479 furono avviati importanti lavori di ristrutturazione sotto il governatorato del cardinale Rodrigo Borgia, poi Papa Alessandro VI, che portarono alla trasformazione radicale della Rocca. Il progetto fu affidato ad Antonio da Sangallo il Vecchio che intervenne sull’intera struttura per adattarla alle nuove esigenze di abitazione e di difesa. Nel 1492 Rodrigo Borgia venne eletto pontefice col nome di Alessandro VI e concesse Nepi al cardinale Ascanio Sforza, fratello di Ludovico il Moro, duca di Milano. Successivamente Alessandro VI cedette il feudo a Lucrezia Borgia che ne prese possesso il 4 settembre 1499. Lasciata in stato di abbandono per secoli, la rocca ha subito saccheggi e crolli, perfino l’asportazione di materiale utile per gli ampliamenti del duomo e per le chiese di S. Tolomeo, S. Silvestro e S. Pietro, tra XVII e XVIII secolo. Nel 1882 i fratelli Francesco e Pietro Silj, divenuti proprietari dell’ormai diruta rocca, fecero apporre 20 iscrizioni lungo le sue pareti interne della torre, dal basso salendo che raccontano la storia più che bimillenaria della città di Nepi e della Rocca stessa. Nel 1962 la Rocca fu donata dal marchese Silj al Comune di Nepi. Il 16 aprile 2008 il Consiglio Comunale ha preso atto della cessione gratuita, da parte della Famiglia Silji, della cinta muraria. Tuttavia, la Famiglia Silj risulta essere ancora proprietaria di alcuni spazi della Fortificazione Sangallesca.

Molto interessanti i rinvenimenti che sono stati fatti all’interno di un sotterraneo del castello; sono infatti venuti alla luce un tratto di strada romana basolata e tre porte di accesso all’antica città di Nepi, che in epoca romana costituiva un punto strategico sulla Via Amerina. Oggi il castello è utilizzato come suggestivo palcoscenico per eventi e manifestazioni culturali e sono ancora visibili le mura esterne e parte dei torrioni difensivi.

I Bastioni Farnesiani 

La storia dei bastioni Farnesiani del Sangallo a Nepi è un esempio significativo dell’architettura militare rinascimentale che riflette le innovazioni strategiche e estetiche del periodo, nonché l’importanza politica e militare che Nepi ebbe nei piani dei Farnese, una delle famiglie più influenti del Rinascimento italiano. Nel XVI secolo, l’Italia era un mosaico di stati in continua competizione e conflitto tra loro, nonché teatro di interventi militari da parte di potenze straniere. In questo contesto, la sicurezza e la difesa delle città assumevano una priorità assoluta. I Farnese, che avevano acquisito il controllo di Nepi, decisero di rafforzare le sue difese per proteggerla dalle incursioni e renderla una fortezza inespugnabile. Intorno al 1540 fu incaricato dei lavori di fortificazione Antonio da Sangallo il Giovane, uno degli architetti più celebri del Rinascimento. Membro di una famiglia di architetti e ingegneri militari di fama, il Sangallo aveva una vasta esperienza nella progettazione di fortificazioni che combinavano esigenze difensive con quelle estetiche. Il suo approccio innovativo alla fortificazione di Nepi rifletteva le più recenti evoluzioni nella tecnica militare, inclusa l’adozione del bastione, una forma di fortificazione angolare che permetteva una migliore difesa artiglieristica. I bastioni farnesiani progettati dal Sangallo per Nepi erano parte di un più ampio progetto di rinnovamento delle mura cittadine per rispondere alle esigenze di difesa nell’era della polvere da sparo. Queste strutture, caratterizzate da spesse mura e da posizioni strategiche che permettevano un fuoco incrociato sull’attaccante, rappresentavano una significativa evoluzione rispetto alle precedenti mura medievali. La costruzione dei bastioni trasformò Nepi in una delle fortezze più avanzate del suo tempo, dimostrazione del potere e della ricchezza della famiglia Farnese. Queste opere non solo migliorarono la capacità di difesa della città ma influenzarono anche lo sviluppo dell’architettura militare in Italia e in Europa. Oggi, i bastioni del Sangallo a Nepi rappresentano un importante patrimonio storico e culturale, testimoniando l’ingegnosità e l’arte della fortificazione rinascimentale. La loro conservazione e lo studio offrono preziose lezioni sull’evoluzione delle tecniche di difesa e sull’importanza della pianificazione urbana in un’epoca di significativi cambiamenti tecnologici e politici. Visitare questi bastioni permette di apprezzare non solo l’aspetto militare ma anche il contesto storico e sociale in cui furono costruiti. Il Vasari nelle sue “Vite”, definì quest’opera “inespugnabile e bella”.

Ricerche effettuate da Pietro Palazzini

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