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Considerazioni intorno ai Santi Martiri Tolomeo e Romano.

Ogni anno a Nepi si festeggia la memoria del martirio dei Santi Tolomeo e Romano e dei loro 38 compagni. Ciò è documentato negli Atti della Chiesa nepesina dove si legge che essa onora i propri martiri, discepoli di San Pietro, vittime dell’Imperatore Claudio.

La tradizione locale ci dice che l’uccisione dei 38 discepoli avvenne il 22 luglio, quella di Tolomeo e Romano il 24 agosto probabilmente dell’anno 51 d.c..

Chi erano questi Santi Martiri? Il primo era un Vescovo proveniente da una città della Siria chiamata Antiochia; il secondo era un cittadino nepesino che studiava ed insegnava filosofia. Secondo uno scritto apocrifo del IV/V secolo, San Pietro “...nel terzo anno del regno di Claudio, arriva a Roma da Antiochia, accompagnato da fedeli“. Tra coloro che erano con il Principe degli Apostoli probabilmente vi era anche il nostro Tolomeo.

La Chiesa nepesina, infatti, ci presenta Tolomeo come discepolo di San Pietro, e primo tra i convertiti dell’Apostolo. Sappiamo anche che San Pietro da Gerusalemme si recò ad Antiochia, una delle città più importanti dell’impero, dove proprio in quegli anni, i seguaci del Crocifisso furono chiamati Cristiani.

Tolomeo dunque giunse a Roma con lo stesso Pietro e qui, insieme, cominciarono la predicazione della Buona Novella. Sempre secondo la tradizione della nostra Chiesa in quello stesso periodo, il filosofo Romano, illustre cittadino nepesino, si trovava nella capitale dell’Impero per approfondire i propri studi. Dall’incontro con Tolomeo nasce la sua conversione al Cristianesimo e, in seguito, ordinato Vescovo dallo stesso San Pietro. In quel periodo, secondo il filologo Carmignac circola già tra i Cristiani di Roma una prima stesura del Vangelo di Marco, scritto in lingua greca, tra gli anni 44 e 46. L’Evangelista, su insistenza dei Cavalieri e i Liberti imperiali, lo redige trascrivendo la predicazione di San Pietro di cui Marco era discepolo.

Nell’anno 49 l’Imperatore Claudio emana un editto che caccia gli ebrei da Roma a causa di contrasti sorti all’interno della comunità ebraica tra i Giudeo-Cristiani. Di questo editto ci parla Svetonio nella “Vita di Claudio” “... impulsore Chresto“, a causa di Cristo. Paolo negli Atti degli Apostoli: “Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro …..” (Atti 18, 1-3).

Siamo ancora agli inizi dell’era cristiana e in quel tempo i cristiani e gli ebrei frequentavano gli stessi luoghi di preghiera, le Sinagoghe, quindi potevano essere confusi facilmente. Potrebbe essere quindi verosimile che San Pietro, in base a questo editto, abbia consigliato a Tolomeo di andare, con Romano ed altri seguaci, proprio a Nepi, per sfuggire alle conseguenze dell’editto stesso.

Immaginiamo quello che può essere accaduto a Nepi all’arrivo di questo piccolo gruppo di persone così diverse dagli abitanti del luogo! La testimonianza e le predicazioni piene di foga e di passione di quel gruppo di cristiani non saranno certo passate inosservate e, probabilmente, qualcuno dei vecchi amici e conoscenti di Romano avrà abbracciato la nuova religione. Ciò sicuramente non avrà fatto piacere ai sacerdoti degli dei pagani che iniziarono a tramare contro i convertiti.

Come avvenne il martirio? Secondo la tradizione della nostra Chiesa, tratta principalmente da un’antica Passio, trovandosi l’Imperatore Claudio nei pressi di Nepi per riposarsi dopo una spedizione di guerra, venne avvicinato dai sacerdoti pagani e sollecitato a prendere seri provvedimenti nei confronti dei cristiani. Fu incaricato di eseguire gli ordini un certo Aspasio, tribuno e capo dell’amministrazione di Nepi. Vennero quindi arrestati i due Vescovi ed i loro discepoli sorpresi a pregare. Come risulta dagli atti, dopo aver separato 38 discepoli dai due Vescovi, quest’ultimi furono interrogati molto brevemente e sottoposti subito ad atroci torture.

La vista della serena sopportazione dei Martiri e la loro mirabile costanza nella preghiera anche durante la tortura, fece maggiormente inasprire Aspasio che ordinò di troncare a tutti loro il capo. Era il 22 luglio.

Separati dai loro figli spirituali, i due Vescovi chiesero ai carnefici che venisse loro concesso di morire per amore di Gesù Cristo e di poter così abbracciare la palma del Martirio. Ciò avvenne come recita il Martirologio di San Pietro in Toscanella (Tuscania) “… il 24 agosto presso la città di pentapoli (Nepi) al tempo di Claudio Imperatore … fuori della città, presso Porta Trionfale … dove furono decollati“.

Afferma ancora la tradizione che le salme dei due martiri, abbandonate dagli aguzzini in aperta campagna, furono poi pietosamente ricomposte dalla nobile Savinilla, in una grotta situata in un suo campicello.

Ma chi era la Matrona Savinilla? Secondo gli Atti delle Sante Prassede e Pudenziana era la moglie di Pudente Giunone figlio del senatore Pudente Quinto Cornelio convertito al cristianesimo da San Pietro. Pudente aveva quattro figli, due maschi, Timoteo e Novato e due figlie, Prassede e Potenziana, ricordate come raccoglitrici dei corpi di martiri. Pudente è citato nella seconda lettera di Paolo a Timoteo nel cap. 4° versetti 19-21. “Saluta Prisca ed Aquila e la famiglia di Onesiforo. Erasto è rimasto a Corinto, Trofimo l’ho lasciato ammalato a Mileto. Affrettati a venire prima dell’inverno. Ti salutano Eubulo, Pudente, Lino, Claudia e tutti gli altri“. Paolo, fu decapitato sotto Nerone intorno all’anno 67. Nello stesso anno fu martirizzato anche Pudente. La nostra Catacomba divenne poi cimitero cristiano e, presso la tomba dei nostri gloriosi martiri si raccoglievano in preghiera i fedeli nepesini. Ora come allora è possibile visitare ed onorare il luogo della sepoltura di Tolomeo e Romano, a Nepi, nella catacomba detta di Santa Savinilla.

Daniele Soldatelli

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