Confraternite, Compagnie Laicali ed Istituti di Carità.

Confraternite e Solidarietà: Le Radici della Beneficenza a Nepi.

Nella storia sociale e religiosa di Nepi, le confraternite, le compagnie religiose o laiche, le antiche università del XVI e XVII secolo e le strutture di beneficenza hanno svolto un ruolo cruciale nello sviluppo della comunità, tessendo una rete di solidarietà che ha resistito al passare dei secoli. Queste istituzioni non solo hanno contribuito alla vita spirituale della città ma hanno anche fornito supporto materiale ai suoi abitanti più vulnerabili, dimostrando come fede e assistenza sociale possano andare di pari passo. Le confraternite a Nepi rappresentavano il cuore pulsante della vita religiosa e sociale, radunando fedeli laici intorno a devozioni specifiche o al culto di particolari santi. Queste associazioni, spesso legate a chiese o cappelle, non solo si occupavano della celebrazione dei riti e delle feste religiose ma erano anche impegnate in opere di assistenza, come la gestione di ospedali, la distribuzione di derrate alimentari e vestiario ai poveri, e l’organizzazione di soccorsi in caso di calamità. Accanto alle confraternite, a Nepi operavano anche compagnie religiose e laiche dedicate all’educazione e alla beneficenza. Queste organizzazioni si dedicavano all’istruzione dei giovani, in particolare nell’insegnamento dei principi cristiani, e alla formazione morale e intellettuale della comunità. Le scuole gestite da queste compagnie costituivano spesso l’unico mezzo di accesso all’istruzione per le classi meno abbienti. Nel XVI e XVII secolo, le cosiddette “università” non erano istituti di istruzione superiore come li intendiamo oggi, ma associazioni di professionisti o artigiani. A Nepi, queste aggregazioni svolgevano un ruolo vitale nel supportare i propri membri e le loro famiglie in tempi di bisogno, funzionando come antenati delle moderne assicurazioni sociali. Offrivano assistenza in caso di malattia, infortunio o vecchiaia, e garantivano una forma di sicurezza economica alla comunità. Le antiche strutture di beneficenza a Nepi, molte delle quali fondate o gestite dalle confraternite o dalle università, rappresentavano un baluardo contro la povertà e l’esclusione sociale. Ospedali, orfanotrofi e rifugi per i poveri erano espressioni concrete dell’impegno della comunità verso i principi di carità cristiana e solidarietà. Queste istituzioni non solo offrivano assistenza materiale ma cercavano anche di ristabilire l’onore e la dignità degli individui assistiti. In conclusione, la storia delle confraternite, delle compagnie religiose o laiche, delle antiche università e delle strutture di beneficenza a Nepi è una testimonianza potente di come la fede e l’impegno sociale possano intrecciarsi per creare una rete di supporto comunitario. Queste istituzioni hanno lasciato un’eredità duratura, insegnando che la cura del prossimo e la solidarietà sono valori fondamentali per una comunità resiliente e coesa. Il loro esempio continua a ispirare le generazioni presenti, ricordando l’importanza di mantenere vivo lo spirito di assistenza e condivisione nel tessuto sociale di Nepi e oltre. In questa pagina abbiamo voluto elencare una serie di istituzioni che hanno avuto un ruolo importante nelle storia religiosa, laica e culturale di Nepi:

CONFRATERNITE

Da ricerche effettuate sulle confraternite nella diocesi di Nepi e Sutri risulta, che queste comprendendo diversi paesi limitrofi, avevano al suo attivo molte confraternite. Nel 1592 risultavano 46 confraternite, nel 1749 risultavano: 101 confraternite di cui sono stati ritrovati 24 statuti e 16 documenti, 39 parrocchie, 33 conventi e monasteri. Nel 1858 risultavano 65 confraternite ed infine nel 1872 ne risultavano 52. Diversi Sinodi Diocesani della diocesi parlano del comportamento e delle regole a cui le confraternite dovevano attenersi. Il sinodo di Orazio Moroni, del 1583, svoltosi a Nepi, accenna alle confraternite, solo per dire che gli iscritti avrebbero dovuto vestire il sacco per essere chiaramente individuati nelle processioni e nelle altre funzioni pubbliche e vent’anni più tardi lo stesso vescovo, in un altro sinodo, ribadirà la regola che i confratelli debbano andare ordinatamente, a due a due, nelle processioni e nei funerali, sempre indossando le loro particolari tuniche. Il sinodo dello Spinola, vescovo di Sutri e Nepi dal 1670, afferma in consonanza con il Gozzadini che le confraternite sono state costituite per dare ordine alle abitudini e ai costumi del popolo, per portare una voce di pace e di fraternità nelle comunità. La loro attività perciò si gioverà della frequenza ai sacramenti dei confratelli e si manifesterà nelle opere di misericordia in soccorso dei bisognosi. Sino alla fine del Seicento, nelle “relationes” e nei sinodi, questi due atteggiamenti ora segnalati la constatazione dell’esistenza delle confraternite e la difficoltà di regolarne la vita e l’avvio di un intervento più deciso da parte dei vescovi sulla loro vita interna sono presenti in misura diversa. Con il Settecento le lamentele sul ruolo assunto dalle confraternite diventano sempre più frequenti sino a farsi generali. Giacinto Vecchiarelli, vescovo di Sutri e Nepi, nel 1749 dice d’aver trovato in molti luoghi i beni delle confraternite “ab Administratoribus dolo et fraude pluribus in locis dilapidatus”. E il sinodo di Camillo de Simeoni, del 1795, sempreper Sutri e Nepi, riflette ampiamente l’involuzione delle confraternite quando osserva che le regole e gli statuti sono andati perduti o non sono osservati, le stesse persone sono iscritte a diverse confraternite in modo da poter esercitare un più ampio potere, le entrate delle confraternite sono utilizzate per banchetti e per divertimenti, i confratelli non assolvono ai loro doveri religiosi e si riuniscono sempre più raramente.

  • Confraternita di S. Giovanni Decollato o Compagnia della Buona Morte nata il 27 marzo 1551 con il nobile romano e nepesino Giovanni Celsi. É situata nella Chiesa con lo stesso nome, aggregata all’Arciconfraternita della Disciplina in Roma sotto il pontificato di Paolo V nell’anno 1610. I documenti originale dell’aggregazione furono scritti su carta pecudina o cartapecora, realizzata con pelli di animali. La confraternita aveva lo scopo di recuperare i cadaveri in campagna e per dare sepoltura a chi non ne aveva possibilità, come i poveri, i viandanti, i carcerati e i condannati a morte. Una lapide in rame che indica il possedimento è situata in via Falisca, 20 a Nepi. Sono vestiti con tonaca nera e la mantella è nera con cappuccio.


  • Confraternita del SS. Sacramento al Duomo, della cui fondazione non si hanno notizie a causa dell’incendio delle truppe napoleoniche il 2 dicembre 1798. Si sa solamente che esisteva fin dall’anno 1500, essendo stata trovata una memoria nei libri antichi con scritto “Tutti i Fratelli del Sagramento ogni terza Domenica del mese Confessati e Comunicati dovranno assistere alla messa”. Fu instituita da Papa Paolo III Farnese e San Carlo Borromeo. Le confraternite del SS. Sacramento vengono promosse durante il Concilio di Trento (1545-1563) con lo scopo primario di onorare la presenza di Gesù Cristo nella Eucaristia, attraverso la pratica dell’Adorazione Eucaristica nella festa del Corpus Domini e nel Giovedì Santo. Alcune lapidi che indicano i possedimenti sono situate in via Cavour e un’altra era situata in via del Fico, 6 entrambi risalenti al 1654. Sono vestiti con tonaca bianca e la mantella è rossa.




  • Confraternita di S. Giuseppe al Duomo eretta da Gio. Antonio Mazzapiota nel 1718. Dallo statuto si presume che la fondazione precisa sia tra il 1715 e il 1718. Tutti i documenti custoditi nella Curia, riguardanti la confraternita andarono distrutti nell’incendio subito dalla città di Nepi dalle truppe francesi nel 1798. Fu aggregata alla Venerabile Arciconfraternita delle anime più bisognose del purgatorio il 2 aprile 1870. La confraternita aveva lo scopo di effettuare l’esercizio di opere di pietà e di devozione con profitto spirituale dei fratelli. La confraternita inoltre deve celebrare la festa di S. Giuseppe e provvedere a cera e olio per l’altare del Santo e prendere parte alle Processioni d’uso. Sono vestiti con tonaca bianca e la mantella è viola.



  • Confraternita del Suffragio eretta nel Duomo dall’ Eminentissimo Cardinale Spinola Vescovo della Città. Questa confraternita fu unita con le rendite, con quella del SS. Sacramento nel 1753 da Mons. Silvestri.  La Confraternita detta della Madonna del Suffragio, aveva come scopo principale il culto dei defunti. Una somma delle donazioni era destinata ad opere di beneficenza per poveri, storpi, decrepiti e ammalati. Alla Confraternita aderirono persone di ogni grado sociale, anche nobili che, con le loro donazioni, permisero la costruzione del Monte di beneficenza della Pietà. Con i fondi di questo monte si provvedeva, durante la peste, a seppellire i morti poveri della chiesa.
  • Confraternita del Gonfalone in Santa Croce , nata come Confraternita della Disciplina e ancor prima dei Raccomandati (fino al 1351), poi diventata del Gonfalone si aggregò all’Arciconfraternita di Roma nel 1613. In un atto notarile del 1506, la Confraternita della Disciplina contava più di cento confratelli e da altri documenti, si sa che teneva già il suo Cappellano nel 1566. La Confraternita aveva lo scopo di gestire l’Ospedale di Santa Croce e di occuparsi della Chiesa di Santa Croce e dell’oratorio. I documenti dell’aggregazione erano scritti su carta pergamena. Nel 1579 il vescovo tentò di garantire una situazione economica più stabile, chiedendo al Comune ed alla confraternita dell’Ospedale, detta del Gonfalone, di impegnarsi con uno stanziamento permanente e contribuire così, parzialmente, al funzionamento del seminario. Nella seduta consigliare del 4 ottobre 1579, si deliberò di agire in conformità con gli altri comuni dove esistevano situazioni analoghe. La confraternita del Gonfalone, tramite il suo priore Orazio Cerbelli, rispose in data 25 ottobre 1579 che, considerate le entrate della confraternita stessa, le esigenze della manutenzione dell’ospedale e l’assistenza gratuita ai malati, non era in grado di assumersi nessun onere. La sede della confraternita era nell’oratorio della chiesa, poi nel 1748, l’oratorio viene concesso dalla stessa per la costruzione della cappella di Sant’Anna e San Luigi Gonzaga e per la sacrestia. La sede della Confraternita, a questo punto diventa la vecchia sacrestia della chiesa di Santa Croce. Le confraternite del Gonfalone sembra risalgono al XIV secolo con lo scopo di raccogliere elemosine per la redenzione degli schiavi e destinare una dote annua alle ragazze povere della città. I Confratelli erano vestiti con un sacco di tela bianca e relativo cappuccio, appeso al cordone vi era la “disciplina” o frusta. Sul petto era raffigurata la Santa Croce di colore rosso in campo bianco e turchino, come raffigurato all’interno della Chiesa di Santa Croce. La confraternita del Gonfalone fu attiva fino alla metà degli anni 1950. Nell’immagine in basso sono raffigurati due confratelli ai piedi del cristo in un affresco all’interno della cripta di San Biagio. Sono vestiti con tonaca bianca e la mantella è bianca con cappuccio.

  • Confraternita della Madonna Cruciata eretta nella Chiesa di Santa Maria era detta Cruciata o dei Crociati. Della sua fondazione si sa poco ma da alcuni documenti la fa risalire al 1485. Infatti troviamo in un testamento della Signora Giuliana, vedova di Antonio Carosi, la quale vuole essere sepolta nella Chiesa di Santa Maria, nella cappella della Madonna Cruciata. Sempre nel 1485 viane commissionato al maestro pittore  Cola di Orte di dipingere all’interno della cappella, l’immagine della Madonna Cruciata in mezzo agli angeli. con sopra l’immagine del santo Padre con angeli e nella parte della tribuna fare un fregio dipinto e ornato con debiti colori. Nei primi del 1500 si hanno documenti con lasciti di eredità a favore della confraternita. La confraternita era gestita da quattro consorelle elette dalla stessa confraternita di cui una era Priora. Alla confraternita erano affidati tutti gli averi delle persono che non avevano eredi. La confraternita tuttora non esiste più.
  • Confraternita della Madonna della Vittoria o madonna del Rosario, o compagnia del Santissimo Rosario, fu probabilmente istituita, come tante confraternite dedicate alla SS. Vergine del Rosario, in seguito alla clamorosa vittoria italiana di Lepanto (1571) sulla flotta musulmana: il merito fu attribuito alla Madonna del Rosario. Infatti, la statua della Titolare di questa Confraternita è rappresentata con il rosario e la spada nella mano destra, mentre il Bambinello, in piedi sul braccio sinistro della Madre, regge il rosario con la mano sinistra. La Madonna della Vittoria, venne traslocata dalla vecchia Chiesa di Sant’Andrea (demolita) a quella di san Tolomeo ad opera dei Padri Domenicani. La Confraternita della Madonna del Santissimo Rosario esercitò dal 1585 fino al 1911 sotto il controllo dei Padri Domenicani. Dal 1911 subentrano i Servi di Maria. Dal 6 ottobre 1919 i reduci della 1° guerra mondiale depongono ai piedi dell’altare della Madonna della Vittoria, accanto agli altri ex voto, le loro decorazioni e i loro ricordi e costituiscono un comitato operativo con lo scopo di reperire i fondi e poter adornare con due corone d’oro la Vergine Maria e il bambino Gesù. Negli ultimi anni per continuare il culto, la Madonna della Vittoria viene portata a spalla dalla Pia Unione Madonna della Vittoria Nepi. Sono vestiti con tonaca bianca e la mantella è celeste.



  • Confraternita di San Michele promossa dal parroco P. Janusz Konopacki, Michelita, che da alcuni anni ha introdotto nella cittadina della Tuscia il culto verso l’Arcangelo celeste, patrono della Polizia di Stato e della Congregazione di San Michele Arcangelo. L’Arcangelo Michele simboleggia la vittoria del bene contro il male e per questo durante la Festa si è molto pregato per i mali che affliggono la società moderna, gli anziani spesso abbandonati, i dipendenti dal gioco d’azzardo e da tante altre dipendenze che ormai affliggono troppa gente, portandola alla rovina. La processione termina nella Chiesa di San Pietro dove è custodita una preziosa reliquia consistente in una Pietra proveniente dalla Sacra Grotta consacrata a S. Michele Arcangelo sul Monte Gargano.
  • Confraternita di San Sebastiano, era una confraternita maschile, la quale, oltre ad officiare la chiesa di San Sebastiano, aveva il compito di assistere i malati nelle frequenti epidemie, avendo una cura particolare per l’infanzia abbandonata: è frequente la spesa per il trasporto di “mammoli” esposti davanti alla porta della chiesa. La festa di san Sebastiano era celebrata, come da calendario, il 20 gennaio, ma alla chiesa facevano capo anche due processioni: una nella terza domenica di febbraio, l’altra la seconda domenica di maggio. Non sí conosce il valore e il significato di queste processioni, come pure il motivo delle principali offerte, che il popolo recava a questa chiesa: pane, uova, lino.
  • Confraternita di San Giorgio o Compagnia di S. Giorgio, era una confraternita laicale possidente di più fondi con i quali si eresse il Canonicato, ebbe la sua sede nel Convento dei Silvestrini nel 1592 attraverso il Monaco Silvestrino D. Cesario, che segretamente la ottenne dal vescovo. Faceva capo alla chiesa di San Giorgio, la quale siccome stava fuori dalle mura ed era un pericolo, poichè poteva essere usata da rifugio durante gli attacchi dei nemici, ne fu dato l’ordine di demolirla da Pierluigi Farnese il 21 maggio 1542. In realtà il 31 agosto successivo viene pagato certo Lello Pirotto, che per due giorni ha lavorato a smantellarne il tetto. L’opera però non fu condotta a termine, infatti il visitatore apostolico, nel febbraio 1574, trovò la chiesa di San Giorgio funzionante e l’adiacente ospedale gestito da una attiva confraternita. Nel 1581 la confraternita mise ì propri locali a disposizione dei monaci silvestrini per una prima dimora provvisoria. Nel 1823 San Giorgio esisteva ancora ed era di proprietà del Comune, che il 21 settembre di quell’anno stanziò 10 scudi per eseguire i restauri. Non si sa quando e perché la chiesa sia stata rasa al suolo e che fine ha fatto tale confraternita.
  • Confraternita della Madonna della Consolazione o della Madonna della Cintura (Confraternitas Cinturatorum), la madonna è detta anche dei Raccomandati, molto attiva nel territorio di Nepi. La confraternita successivamente, a causa dell’influsso degli agostiniani, prese il nome di Arciconfraternita dei Cinturati di Sant’Agostino e Santa Monica sotto l’invocazione di Nostra Signora della Consolazione, ricordando così nella denominazione il fondatore del culto e sua madre. La devozione alla Madonna della cintura nasce e si sviluppa all’interno dell’ambiente agostiniano. La prima grande festa in onore della Madonna della Cintura si tenne la prima domenica d’Avvento del 1575 in Roma con la partecipazione del papa, di cardinali e di una numerosa popolazione. Per secoli si continuò a celebrare questa festa la prima domenica di Avvento. Papa Clemente X, con il breve Ex iniucto nobis del 27 marzo 1675, fissò la festa il giorno successivo a quello di S. Agostino. Nel 1700 è nota l’esistenza di confraternite della Madonna della Cintura in tutta Italia, in altre nazioni. La festa della Madonna della Cintura viene celebrata la prima domenica dopo il 28 agosto, in memoria di sant’Agostino. La devozione alla Vergine della Cintura, secondo la tradizione, è nata dal desiderio di Santa Monica di imitare Maria anche nel modo di vestire: Monica infatti avrebbe chiesto alla Madonna di farle conoscere quale era il Suo abbigliamento durante la Sua vedovanza e, soprattutto, come vestiva dopo l’ascesa al cielo di Gesù. La Madonna della cintura, detta anche della Libera è raffigarata su un altare laterale, in un dipinto risalente al 1530, all’interno della chiesa di San Pietro a Nepi.

 

COMPAGNIE LAICALI

  • Compagnia dei Santesi o della Madonna dell’Immagine, alla Chiesa delle Monache di S. Bernardo, già un tempo esistente nella demolita Chiesa di S. Pancrazio. La Compagnia era a protezione della Madonna dell’immagine, detta dei Somarari, poiché venne trovata dai Somarari. Nella chiesa si facevano dodici messe a giorno e siccome serviva tanta biancheria, nel 1475/80 vennero chiamate a gestire la chiesa le monache.
  • Compagnia della Madonna Santissima delle Grazie, nella Chiesa edificata lateralmente all’antica di S. Biagio circa nel 1600.
  • Compagnia nella Chiesa di S. Giovanni Decollato, sotto il titolo della Madonna di Costantinopoli costituita circa nel 1550.
  • Compagnia della Madonna del Buon Consiglio, nella Chiesa di S. Tolomeo alle S. Grotte costituita nel XVIII secolo. Ora il quadro restaurato della Madonna si trova nel Duomo.
  • Compagnia della Madonna della Salute, nella Chiesa di Santa Maria Assunta e Sant’Anastasia o Duomo di Nepi. Raffigurata nella cappella inieme ai Santi Giuseppe e Camillo del Lellis. 1884 del pittore romano Cesare Formilli della scuola Etrusca.
  • Pia Unione Sant’Antonio, compagnia laicale nella chiesa di san Pietro Nepi. La processione del Santo avviene il 17 gennaio di ogni anno Festa di Sant’Antonio Abate.

ISTITUTI DI CARITA’

  • L’Ospedale. L’antico ospedale di Santa Croce era un luogo dove pellegrini o malati potevano facilmente fermarsi per essere accolti nell’ospizio. La realizzazione degli ospedali, avviene a partire dal XIV secolo con un primo movimento confraternitale, quello dei Battuti successivamente della Disciplina, a cui era affidato il governo dell’Ospitale per l’accoglienza, l’assistenza dei poveri infermi e successivamente anche all’accoglienza dei trovatelli. L’Ospedale di Nepi, fu fondato dal Sig. Micinochi. Della fondazione dell’ospedale si hanno poche notizie poiché furono perse dal custode di quel tempo. Da alcuni documenti risulta che l’ospedale fu costruito prima del 1437,  per sovvenire i poveri e gli infermi della città. Il 1437 fu un anno molto importante poichè Nepi come altre città italiene fu coinvolta in un grande epidemia di peste. L’ospedale era gestito dalla Confraternita della Disciplina come riporta un documento di un notaio del 1506. L’organizzazione Sanitaria di Nepi in quel periodo era composta da:
  1. Vi era un medico “fisico”, che esercitava la sua professione alle dipendenze del Comune;
  2. Vi era il “cerusico” (chirurgo), che, come si sa, era il barbiere;
  3. Si chiamavano specialisti da fuori, quando la situazione lo richiedeva: il diarista nepesino, cui abbiamo accennato, ricorda Sante da Formello, une celebrità in ortopedia a quel tempo;
  4. Vi era la farmacia detta aromataria o spetiaria, il cui titolare, aromatario spetiale, oltre a comporre le medicine secondo la ricetta del fisico, curava anche i malati;

 

  • Tre ospedali erano in funzione a Nepi:
  1. L’ospedale di santa Maria, annesso alla parrocchia omonima, il Duomo; di questo ospedale, allo stato attuale delle ricerche, poco sappiamo; in parrocchia di santa Maria vi era anche la sede del priorato di santo Spirito in Sassia, ma non si può dire se l’ospedale di santa Maria fosse sotto la direzione del priorato; Il priorato di santo Spirito in Sassia faceva riferimento all’ordine religioso fondato attorno al 1175 a Montpellier da Guido, dedito ad aiutare “tutti i diseredati della vita”, ma inizialmente era un’associazione di carattere laico, nata per curare i malati, i poveri e i bambini abbandonati. Normalmente il priorato gestiva sia l’ospedale che la chiesa annessa.
  2. L’ospedale di Sant’Anna, situato nella area della chiesa del Carmine. Forse, dato il titolo si potrebbe pensare ad un odierno reparto maternità;
  3. L’ospedale di santa Croce, unito, come costruzione alla chiesa che porta lo stesso titolo, fondato nel 1437 e gestito dalla Confraternita della Disciplina. Dava assistenza ai poveri infermi e successivamente addetto anche all’accoglienza dei trovatelli.
  • MONTE DELLA PIETÀ fondato da Monsignor Spinola e la Confraternita del Suffraggio. Nell’incendio del 1798 lo ha fatto scomparire con totalmente con danno per i poveri.Il monte di pietà è un’istituzione finanziaria senza scopo di lucro, di origini tardo-medievali, sorta in Italia nella seconda metà del XV secolo su iniziativa di alcuni frati francescani, allo scopo di erogare prestiti di limitata entità (microcredito) a condizioni favorevoli rispetto a quelle di mercato. L’erogazione finanziaria avveniva in cambio di un pegno: i clienti, a garanzia del prestito, dovevano presentare un pegno che valesse almeno un terzo in più della somma che si voleva fosse concessa in prestito. La durata del prestito, di solito, era di circa un anno; trascorso il periodo del prestito, se la somma non era restituita il pegno veniva venduto all’asta. La funzione dei Monti di Pietà era quella di finanziare persone in difficoltà, fornendo loro la necessaria liquidità. Per questa loro caratteristica, i Monti si rivolgevano alle popolazioni delle città, dove molti vivevano in condizioni di pura sussistenza ma disponevano comunque di beni da poter cedere in garanzia; i contadini, invece, di norma non avevano nulla da impegnare se non beni indispensabili alla loro attività, come sementi e utensili da lavoro.
  • MONTE FRUMENTARIO istituito nel 1728. Questo esisteva con deposito di Grano di circa 70 Rubbie ed era amministrato dalla Comune. I monti frumentari, chiamati anche monti granatici, vennero istituiti alla fine del XV secolo allo scopo di distribuire ai contadini poveri, con l’obbligo di restituzione, il grano e l’orzo di cui avevano bisogno per la semina; ebbero una notevole diffusione durante i secoli XVI e XVII. Si rivolgevano in particolare a coloro che vivevano in condizioni di pura sussistenza quando, per il bisogno, erano costretti a mangiare anche quanto doveva essere riservato alla semina, oppure erano costretti a rivolgersi agli usurai. La loro funzione era quella di costituire un supporto al ciclo agrario. A tal fine per il loro funzionamento i contadini partecipavano con giornate di lavoro gratuito chiamate roadie in occasione della semina e del raccolto e l’esito era conservato come semenze da distribuire ai contadini che ne erano privi. Quando nei magazzini c’erano grosse eccedenze, una parte era venduta ed il denaro così ottenuto era utilizzato per la creazione di monti pecuniari al fine di prestare agli agricoltori le somme per le spese del raccolto ad un tasso del 5%. Per il prestito di cereali l’interesse era calcolato invece nella tradizione di misurare in sede di prestito, all’epoca della semina il grano “a raso” dell’unità di misura e di restituirlo “a colmo” all’epoca del raccolto. Tanto i monti frumentari che quelli pecuniari operavano, quindi, nelle aree rurali ed in questo erano complementari ai monti di pietà, istituiti nelle città alla fine del XV secolo ad opera dei francescani.
    Con la loro opera tutti questi monti si proponevano di arginare la piaga dell’usura nei confronti di chi, troppo povero per essere considerato solvibile dagli scarsi istituti finanziari dell’epoca, spesso cadeva vittima degli strozzini. Tutte queste iniziative, inoltre, elargendo i loro prestiti caso per caso in funzione delle effettive necessità (microcredito), possono essere visti come i primi finanziatori del credito al consumo o anche come delle banche dei poveri ante litteram.
  • Le UNIVERSITA’ di Nepi come in tutte le altre città civilizzate dell’epoca, era finanziata dallo stato ed era composta dai Collegi delle Arti e dei Mestieri. Serviva ad aiutare nel caso, che gli Artieri, o non avessero come allocare le figlie, o mancassero di lavoro, o fossero infermi o decrepiti da non potersi mantenere con il loro lavoro o a sostenersi. Le università nel Medioevo iniziarono a costituirsi dai primi decenni del XII secolo per tutto il XIII secolo. Le loro radici storiche vanno ricercate soprattutto nelle pre-esistenti scuole delle chiese cattedrali e dei monasteri. Da queste, in un periodo di più ampi cambiamenti sociali e culturali noto come il Rinascimento del XII secolo, si evolse un nuovo modello educativo ed istituzionale. Constatando che le scuole formate presso le sedi monastiche o vescovili stavano ricevendo una crescente domanda di istruzione, in alcune città studenti e professori si associarono e crearono delle scuole, chiamate da loro università per la presenza di discenti provenienti anche da altre nazioni. Nel Medioevo il termine universitas indicava una qualsiasi corporazione o associazione; per universitas magistrorum et scolarium (università dei maestri e degli studenti) si intendeva dunque quell’insieme di persone che in una città svolgevano le attività di insegnamento o apprendimento o funzioni a queste strettamente connesse. Pertanto, differentemente dalla definizione contemporanea, non ci si riferiva all’istituzione in sé, che a volte non era nemmeno ben definita e organizzata, ma a coloro che facevano funzionare lo studium (l’insegnamento superiore), garantendone autonomia e protezione in un modello del tutto simile a quello delle corporazioni delle arti e mestieri, tipico dell’epoca. Nell’età contemporanea la locuzione “università” è rimasta in uso per indicare esclusivamente quella che fu proprio l’universitas magistrorum et scolarium. L’università medievale era anche definita come “studium generale”, in quanto il titolo da essa rilasciato al termine degli studi vantava un valore universale; inoltre, a differenza di altre forme di insegnamento superiore, le università erano aperte a tutti. Le Università a Nepi erano quattro: Agricoltori, negozianti di suini, lanari e vasari:
  • Università degli agricoltori o Congregazione di Possidenti di Buoi aratori, per animare l’agricoltura, che aveva lo scopo di seminando le deserte Campagne dell’Agrario Nepesino indistintamente e di dare aiuto sia al povero, come al ricco. Queste sono le basi fondamentali di questa industria. L’affresco sottostante è contenuto nella chiesa di San Biagio. L’università amministrava una cappella nel Duomo di Nepi.
  • Università di animali Suini o Congregazione dei Negozianti di Suini, situata nella Tenuta di San Biagio, appositamente adibita al pascolo, ed ingrasso. Serviva ad aiutare i pastori costretti a dormire nelle grotte e nei campi per accudire gli animali anche nei giorni festivi e nei giorni invernali. Per questo costruirono delle Casette, che servivano d’asilo ai Pastori. Queste famigli fecero unione e si stabilirono nell’ antico abitato di Porzinno o Porciano. Nella Chiesa di S. Biagio in una cappella si trova la loro insegna della Scrofa con l’epigrafe – Porci Huntis. Anche sopra l’entrata della porta Porciana o Porziana, il comune mise una lapide di Peperino incisa con una scrofa tre porchetti, ad indicare che quella porta serviva per il rientro di questi allevatori. Oggi tale lapide è stata tolta e conservata nel museo comunale. L’affresco sottostante, raffigurante lo stemma della congregazione, è contenuto nella chiesa di San Biagio.
  • Università dei Lanari, estinta in poco tempo. Era un organismo corporativo di mercanti imprenditori della città con categorie professionali legate alla
    produzione di panni e di maglierie.
  • Università dei Vasari, estinta in poco tempo. Era fabbricanti di vasellami rossi e neri con bolli etruschi e romani. Realizzavano vasi con figure ad uso di tazze e vasi di terra a vernici finissime nere, rosse ed a variati colori, del tutto simili alle antiche etruschi.

Ricerche effettuate da Pietro Palazzini

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