Nepi: Le Torri

La storia delle torri medievali dei palazzi di Nepi si inserisce nell’ampio contesto storico e architettonico del Medioevo italiano, periodo in cui la costruzione di torri rappresentava non solo una necessità difensiva ma anche un simbolo di potere e prestigio per le famiglie nobiliari. Nepi, con la sua ricca storia che attraversa epoche diverse, ospita esempi notevoli di queste strutture che riflettono l’importanza strategica e sociale della città nel corso dei secoli. Durante il Medioevo, le torri svolgevano molteplici funzioni. Sul piano difensivo, garantivano un punto di osservazione elevato e una fortificazione contro gli attacchi nemici. Socialmente ed economicamente, l’altezza di una torre rifletteva il potere e lo status della famiglia che la possedeva, diventando così un elemento competitivo tra le élite cittadine. Le torri erano, pertanto, simboli di autorità e ricchezza, oltre che strutture pratiche per la difesa e il controllo del territorio circostante. A Nepi, le torri medievali erano parte integrante dei palazzi nobiliari, costruite o integrate nelle residenze delle famiglie più influenti. Questi palazzi erano spesso situati in posizioni strategiche, come vicino alle porte cittadine o in punti elevati, per massimizzare sia la loro efficacia difensiva sia il loro impatto visivo. Una caratteristica distintiva delle torri nepesine può essere la loro architettura, che spesso fonde elementi militari con quelli residenziali. Questo aspetto sottolinea il doppio ruolo delle torri: difesa e abitazione. Gli interni potevano essere sorprendentemente confortevoli e lussuosi, contrastando con l’aspetto esterno austero e fortificato. La conservazione delle torri medievali di Nepi rappresenta una sfida importante per gli storici dell’arte e per la comunità. Alcune di queste torri sono state restaurate e inserite nel tessuto urbano contemporaneo, mentre altre necessitano di interventi per prevenirne il degrado. Studiare queste strutture offre preziose informazioni non solo sull’architettura militare medievale ma anche sulle dinamiche sociali, economiche e politiche di quel periodo. Sebbene non sia specificato in dettaglio quali torri medievali sopravvivano oggi a Nepi, in molti centri storici simili del Lazio e dell’Italia centrale, edifici di questo tipo sono spesso integrati nei palazzi comunali o in strutture private, diventando parte dell’attrattiva turistica e culturale delle città. In conclusione le torri medievali dei palazzi di Nepi rappresentano un capitolo affascinante della storia architettonica e sociale della città. Essi ricordano un’epoca in cui la necessità di difesa si intrecciava strettamente con l’espressione di potere e status sociale. La loro conservazione e lo studio offrono uno spaccato unico sulla vita medievale e sulle trasformazioni urbane e architettoniche che hanno plasmato l’Italia nel corso dei secoli.

Tor di Valle e Palazzo della famiglia “Valle”, è una torre medievale nella parte iniziale di via Garibaldi, poco dopo piazza del Comune. De la Valle, Della Valle, o semplicemente Valle, nobili romani originari della Spagna, lì, erano Signori della “Valle di Soma”; sono venuti in Italia intorno al XIV secolo. Vi appartenne il Cardinal Andrea, il quale eresse la chiesa di Sant’Andrea, ed il palazzo già residenza della famiglia al Corso Vittorio Emanuele II in Roma. Ascritta alla nobiltà di Nepi, i membri di questa famiglia, hanno partecipato a diverse cariche tra cui: ai magistrati (delle acque), ai Consigli ed agli Offici Comunicativi. Oggi in Nepi questa famiglia risulta estinta.

Torre di Corte, è una torre medievale posta a metà di via del Corso, unico resto dell’antico palazzo di Corte un tempo sede dell’amministrazione di giustizia della città o del tribunale. La torre principalmente faceva parte della struttura del carcere.

Torre Catalani, è una torre medievale posta accanto a piazza Catalani. Ancora visibile in parte. Appartenuta alla famiglia Catalani che fino al XVII secolo finanziò opere edilizie e partecipò attivamente alla vita religiosa del paese. Nel 1627 la Signora Girolama Catalani non avendo avuto figli, designò come erede il Monastero degli Angeli sotto la regola di San Francesco di Monache Clarisse.

Torre Floridi, (via Tor di Floridi). a fianco del Palazzo Floridi si conserva la svettante e compatta torre in blocchi regolari di tufo. Appartenuta alla Famiglia Floridi di origine romana, trasferi­tasi a Nepi dopo l’incarcerazione e la morte (1498) a Castel S. Angelo di Bartolomeo, vescovo di Cosenza e segretario apostolico. Gli esponenti di questa casa furono stabilmente presenti nell’ammi­nistrazione della comunità, a partire dal primo membro noto, Giovanni, nominato vicario impe­riale della cittadina; tra i suoi esponenti più illustri va citato l’umanista Francesco Florido. Nella cittadina nepesina si ricordano: Cesare, canonico del duomo e vicario generale della diocesi, tenuto in considerazione da Pio V; Antonio, console del­l’Università degli Artefici di Roma nel 1582; Tul­lio, componente del Consiglio, e Mario, arciprete del duomo; nel 1591 Pirro, dottore in utroque iure. Per il sec. XVII vanno citati: Paolo Emilio e Cesare, consiglieri comunali nel 1626; Cesare, consigliere e ministro della comunità (1665); Biagio, consi­gliere e priore; Paolo Emilio, conservatore della città (1647); Carlo Sigismondo, sovrastante al Consi­glio e priore nel 1665; Fabrizio, vicario generale, che partecipò alla traslazione di san Tolomeo (1680); il conte Lucantonio, iscritto nel 1748 tra gli arcadi con il nome di Sitalce Lampejano, auto­re di Osservazioni sulla cronologia degli antichi ebrei, egizi, caldei, greci, e latini, ed esame intor­no la foggia de’ loro anni, mesi, giorni, ed ore, con una dissertazione intorno ad alcuni monumenti an­tichi, i quali supplirono alla mancanza delle lette­re, e servirono di memorie ai primi storici (Venezia, appresso Gio. Milli, 1737). Altri rami si trasferiro­no a Narni, Urbino e Anguillara Sabazia con Do­menico figlio di Cesare, priore e consigliere, vice­governatore dal 1671.

.

Torre Sansoni (via Garibaldi). Accanto al Palazzo Sansoni si intravede la parte terminale di una torre medievale. Ad Antonio nel 1840 fu concessa la nobiltà di Nepi per sè e successori. Altra famiglia. L’avvocato Carlo, di Jacopo, fu con rescritto granducale del 24 gennaio 1836, aggregato al ceto nobile di Livorno in seguito a proposta della Magistratura civica. La famiglia è iscritta nell’EIenco Ufficiale Nobiliare Italiano col titolo di nobile di Livorno (mf.), in persona di Carlo, di Eugenio, di Carlo. Figlio: Carlo. Altro ramo. Originaria di Siena. Appartiene a questa famiglia il celebre Francesco che fu per 25 anni generale dell’ordine francescano, a cui da Papa Sisto IV e dall’Imperatore Federico III furono affidati uffici delicatissimi. Egli rinunciò alla porpora offertagli da Alessandro VI; arrichì ed ornò a sua spesa i conventi di Siena, di Brescia, di Padova e di Firenze.

Torre di Sant’Eleuterio (via delle scalette). La torre medievale ora scomparsa ed inglobata nel palazzo che fa angolo tra via delle scalette e piazza del comune. Viene menzionata in un documento:”Sebastiano, Tolomeo e Girolamo del fu Galeotto di Mastro Paolo. Una bottega in S. Eleuterio presso la torre e i beni di Paolo Pontera”.

 

Torre dei Pozzaglia (via San Silvestro). La torre medievale ora scomparsa ed inglobata nel fianco est della chiesa del Carmine.

Torre di San Pietro (via San Pietro). La torre medievale è stata inglobata nel fianco est della chiesa dei San Pietro.

Altre torri, sono sopravvissute essendo state inglobate in altre strutture, tra le quali ricordiamo la Torre dei Cenci, la Torre in Piazza, la Torre dei Gigli vicino palazzo Melata, Torre Gentili. Alcune torri sono state demolite per fare posto ad altri edifici, come la torre nell’immagine sottostante demolita nel 1933 per realizzare la strada della città.

Ricerche effettuate da Pietro Palazzini

Translate »