Il Duomo di Nepi: storia, arte e segreti.

Il Duomo di Nepi
storia, arte e segreti.

 

o basilica concattedrale di Santa Maria Assunta e Sant’Anastasia. Costruito presumibilmente su uno spazio di culto dedicato al tempio romano di Giove, come dai reperti murati nel portico risalenti al II-II secolo. Un papiro del 557, noto come papiro ravennate di Nepi, conferma la fede cristiana nel luogo. Nel 568 durante le guerre tra Longobardi e Bizantini viene distrutto dal Re Alboino, re dei longobardi. Nel IX secolo è di nuovo funzionante. Ingrandito e abbellito nell’XI e XII secolo, viene aggiunta la splendida cripta. Consacrato nel 1266 dal vescovo Lorenzo, come testimonia un’epigrafe murata all’interno della chiesa, diviene parrocchia al posto di quella di San Vito intorno al 1500, con il titolo di Santa Maria Assunta in cielo. Nel corso dei secoli ha assorbito la parrocchia di Santa Anastasia, di San Gratuliano, di Sant’Eleuterio e di San Pietro. Nel XVI secolo la cattedrale è sede di illustri Vescovi, come San Pio V (1556/61) e San Carlo Borromeo (1564), Amministratore Apostolico della Diocesi di Nepi e Sutri. Dal 1507 al 1511 sotto la direzione di Pierino da Caravaggio, si concludono i lavori della costruzione del campanile ad opera di Giacomo Ungarino. Tra il 1680 viene aggiunta la IV navata e sopraelevato il Coro. Nel  1752, viene aggiunta la V divisa da pilastri. Un’epigrafe a ricordo, è murata sopra la porta laterale della chiesa. Il 2 dicembre 1798 l’edificio viene incendiato dalle truppe Napoleoniche e numerosi arredamenti andarono distrutti. Durante la visita di Papa Pio VII, nel 1805, risulta ancora distrutto. Viene ricostruito nuovamente tra il 1818 e il 1840 e riaperta al culto nel 1831.  Una successiva opera di ristrutturazione, viene eseguita nel 1868 dagli artisti Domenico Toti e Ludovico De Mauro. I dipinti realizzati raffigurano la vita della Vergine Maria. Nel 1901 fu rifatta la pavimentazione. Un frammento della pavimentazione cosmatesca è murato nel portico della Cattedrale. Numerose sono le epigrafi contenute nella chiesa riguardanti questi eventi.

 

La navata Centrale

La navata centrale, con volta a botte fu affrescata tra il 1868 e il 1873 da Ludovico De Mauro. Negli stessi anni, al centro della volta, il pittore romano Domenico Torti (1830-1890) affrescò l’Incoronazione di Maria SS., con i Santi Pio V (vescovo di Nepi), Savinilla e i patroni Tolomeo e Romano. Lo stesso Torti dipinse le 12 raffigurazioni lungo la navata centrale rappresentanti la Vita di Maria: Natività della Beata Vergine Maria, Sposalizio di Maria SS. e San Giuseppe, Condanna dei Progenitori e Promessa dell’Immacolata, Maria bambina presentata al Tempio, L’Annunciazione, Visita di Maria a S. Elisabetta, La Nascita di Gesù, I Magi al Presepio, Presentazione di Gesù al Tempio, La Fuga in Egitto, Gesù tra i dottori, Dormizione di Maria Santissima. Nell’arco trionfale ci sono gli stemmi intrecciati di Pio IX, il vescovo Giulio Lenti “Festina lente”, l’insegna del Capitolo con la Basilica.

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Navata Laterale sinistra

Nella navata di sinistra la prima cappella contiene l’altare dell’Immacolata Concezione dell’artista Bernardino Brozzi (XVII sec.), realizzato dalla famiglia Sansoni come riporta lo stemma di fronte all’altare e nella chiave di volta. La seconda cappella è dedicata al Santissimo Crocefisso, contiene la pregevole statua lignea realizzata dal maestro Antonio Ispanico nel 1532/33 raffigurante il Cristo in croce. L’altare fu realizzato dalla famiglia Penteriani come riporta lo stemma di fronte all’altare e nella chiave di volta. La terza cappella è dedicata a San Girolamo (XVI secolo) e raffigura il Santo penitente con un sasso, che si batte il petto, davanti al Crocifisso, realizzato dalla famiglia Rinaldi e Rossi come riporta lo stemma di fronte all’altare. In fondo alla navata e visibile la tomba de vescovo il venerabile Servo di Dio Luigi Maria Olivares (Corbetta 18/10/1873 – Pordenone 19/5/1943), vescovo di Nepi e Sutri per 27 anni. Dalla parte opposta si possono notare due porte, la prima conduce alle scale del campanile, mentre la seconda con sopra una scultura raffigurante la Madonna col Bambino (XII sec.), conduce ad un vecchio magazzino. Sulla parete una scritta ricorda l’ultimo Sinodo Diocesano: VIII IDVS OCTOBR. MAMVII JOSEH BERNARDVS DOEBBING E FRANCISCALIVM FAMILIA NEPESINORUM ATQUE SUTRINORUM EPISCOPVS SYNODVM DIOCESANAM A CII ANNIS INTERMISSAM ADSTANTIBCVS DIOCESIS VTRVSQUES PATRVM CANONICORVM COLLEGGIS VBIVERSOQUE CLERO IN HAC AEDE PRINCIPE AERE SUO FELICITER CELEBRAVIT.
“L’8 Ottobre 1907 Giuseppe Bernardo Doebbing Francescano Vescovo di Nepi e Sutri in questo tempio celebrò felicemente il Sinodo Diocesano non più celebrato da 112 anni alla presenza dei Canonici e di tutto il Clero delle due Diocesi”.

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Navata Laterale destra

Nella navata di destra la prima cappella contiene la fonte battesimale datata 1577. Sul fondo della cappella è raffigurato il battesimo di Gesù nel Giordano restaurato nel 1982. La seconda cappella contiene l’altare dedicato a Sant’Isidoro Agricola, restaurato nel 1982. L’altare fu realizzato nel XVII secolo. La terza cappella contiene l’altare dedicato a San Giuseppe. L’altare raffigurante la morte di San Giuseppe, assistito da Gesù e dalla Vergine Maria, fu realizzato dalla Confraternita di San Giuseppe, come riporta lo stemma di fronte all’altare. La quarta cappella è dedicato a San Filippo Neri del XVII secolo. L’altare fu realizzato dalla famiglia Floridi e Viterbini, come riporta lo stemma di fronte all’altare e nella chiave di volta. La quinta cappella è dedicata al Santissimo Sacramento o della Madonna della Salute, raffigurata insieme ai Santi Giuseppe e Camillo de Lellis (1884), dipinto del 1884 firmato C.F.. Nella cappella è sepolto il vescovo S.E. Mons. Giuseppe Gori, nato a Prato il 19/5/1885, morto in Nepi il 2/7/1969, vescovo di Nepi e Sutri per 27 anni.

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Il Presbiterio

Dalle scale laterali si raggiunge il Presbiterio. Il presbiterio absidato è dominato dal gioco prospettico della finta cupola, in cui sono rappresentati personaggi della famiglia di Maria di Nazareth (i Santi Anna, Gioacchino, Elisabetta, Giuseppe, Zaccaria, Maria di Cleofe, Giovanni Battista), profeti veterotestamentari in certo qual modo connessi con le loro profezie alla figura della Madre di Gesù (Isaia, Mosé, Davide ed Ezechiele), e decorazioni legate alla simbologia mariana.  Il coro contiene due affreschi di Domenico Torti raffiguranti scene del martirio dei Patroni San Romano e San Tolomeo. In alto nella zono del catino absidale si trova l’affresco, sempre del Torti, raffigurante l’Assunzione di Maria Santissima in Cielo. Da notare le firme lasciate da Domenico Torti sul cippo dove fu decapitato San Romano e sull’arpa tra le mani di Re Davide sul lato della cupola.  M D • TORTI • FECIT • 1838 (Immagini in basso).
L’altare maggiore, contiene un sarcofago in marmo di Carrara, di Ercole Ferrata (1610-1686), allievo del Bernini, in cui sono conservate le reliquie di san Romano dal 2 agosto 1688, per iniziativa del Vicario Generale can. Fabrizio Floridi e a spese della Chiesa e del Comune, come mostrano i due stemmi del Vescovo e del Comune di Nepi. La scultura raffigura San Romano tra Angeli e santa Savinilla che lo copre con un velo. Da notare il naso di San Romano scheggiato da un colpo di archibugio, durante il saccheggio da parte delle truppe francesi nel 1798. All’interno dell’altare sono conservate alcune reliquie, come riporta una lapide all’interno del Duomo che così recita:
Nel Nome del Signore. Nell’anno del Signore, decima indizione, il 29 Settembre, sotto il Pontificato del Papa Clemente IV, in onore di Dio Onnipotente e della Santa Vergine Madre di Dio e dei Beati Martiri e Vescovi Tolomeo e Romano, il venerabile Padre Lorenzo Vescovo Nepesino consacrò questa Chiesa e l’altare di S. Giovanni e del Santo Angelo e fece consacrare l’altare maggiore da Stefano vescovo di Palestrina e dai numerosi Vescovi presenti. Nello stesso altare sono state poste le reliquie dei beati Tolomeo e Romano e il velo ella beata Vergine Maria, parte del sangue e della pianeta di San Tommaso arcivescovo di Canterbury, sangue che era spruzzato nel corporale, parte di lana dell’agnello risorto, un frammento di pietra dal Monte Sinai, reliquie di san Bartolomeo, un dente di Santa Lucia, un frammento del legno della Croce e del mantello di porpora della beata vergine Maria, reliquie dei santi Pietro e paolo e di san Clemente papa, reliquie dei santi Biagio e Calisto, di san Secondo e di altri santi. Nella stessa dedicazione è stata concessa l’indulgenza di tré anni e tré quarantene, in perpetuo, nel giorno della dedicazione.

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Le Cappelle laterali al Presbiterio

Nel lato sinistro del Presbiterio è situata la cappella dedicata all’Assunzione di Maria contenente la statua di legno di san Pio V, ad oggi non utilizzata. Nel lato destro è situata la cappella dedicata ai quattro Evangelisti contenente la pala databile al 1580, attribuita ad un pittore viterbese, raffigurante San Bonaventura, Santa Caterina d’Alessandria, Sant’Antonio da Padova e San Francesco, da ricordare che precedentemente nella cappella era conservata una tela raffigurante San Pio V, sostituita perchè degradata, proveniente dalla Chiesa di San Tolomeo alle Sante Grotte. Nella parete laterale è conservato un dipinto proveniente dalla Chiesa di Sant Eleuterio, che raffigura l’Annunciazione, attribuito all’artista viterbese Filippo Capozzi; Giovanni Porta detto il Salviati. Nelle quattro piccole nicchie le statuine in marmo di carrare dei quattro Evangelisti: Giovanni, Luca, Matteo e Marco. Ai lati dell’altare si intravedono due bassorilievi dei Santi Tolomeo e Romano, che facevano parte del pulpito andato distrutto nell’incendio ad opera dei francesi del 1798. Nella cappella era contenuto un candelabro marmoreo a ricordo il Giubileo del 1650.

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Il transetto e la stanza del passetto vescovile

Sopra l’ingresso della porta nel transetto di destra, è situato il Trittico del Salvatore, preziosa icona rappresentativa nella storia nepesina del tardo Cinquecento, attribuito a Marcello Venusti (1512/13 – 1579), da altri erroneamente attribuito a Giulio Romano, raffigurante nel pannello centrale il Salvatore ed in quelli laterali San Tolomeo, San Romano, l’Angelo Gabriele e la Vergine, l’opera fino al 2017 era collocata nella parte centrale dell’abside. All’interno della stanza, troviamo la porta con sopra la porta lo stemma del vescovo, dalla quale si accedeva al passetto che collegava il palazzo vescovile alla cattedrale.

La Sacrestia

Di notevole importanza sono le tavole lignee, commisionate il 12 luglio 1510, davanti al notaio Giuliano Mancini, dai signori Jacobus Celsi, Nucciolus Catalani e Mecarotius Bructia, membri della Confraternita nepesina, al costo di diciotto ducati, raffiguranti i Santi Tolomeo e Romano e conservate nella sacrestia, attribuite ad Antonio del Massaro detto Il Pastura. Sempre nella sacrestia possiamo notare quattro piccoli ritratti realizzati da Mattia Preti del seicento, raffiguranti i Santi Apostoli Pietro, Bartolomeo, Giuda Taddeo e Matteo. Le altre otto opere sono conservate a Sutri.


La Cripta

Dell’epoca più antica è possibile ancora oggi ammirare la bellissima Cripta risalente all’XI-XII secolo sorretta da 46 colonne di marmo, di cui 26 centrali i cui capitelli, uno diverso dall’altro, riproducono animali e simboli bestiari tipici del Medioevo. Le due colonne centrali, a tortiglione, sono provenienti dal vecchio tempio pagano. All’interno della cripta erano presenti tre altari. L’ultimo restauro risale al 1951, su iniziativa di S. E. Mons. Giuseppe Gori, vescovo di Nepi e Sutri,  in occasione della festività di San Romano bello, 19° centenario del martirio dei SS. Tolomeo e Romano, primi Vescovi di Nepi.

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Ingresso e portico

La facciata è preceduta da un primo portico a tre archi edificato nel 1438 contenente numerosi reperti storici marmorei di epoche diverse, tra cui: l’epigrafe del 1131, con scritto il primo patto comunale di Nepi, un frammento raffigurante il primitivo pavimento cosmatesco del 1266 in opus alexandrinum, un sarcofago di età imperiale con scene della caduta di Fetonte, un cippo di epoca romana, e numerose lapidi e stemmi. Nel 1647 il vescovo Bartolomeo Vannini fa costruire il nuovo portico, come risulta dall’iscrizione posta sull’architrave della porta di ingresso: “DEIPARAE MARIAE VIRGINI ASSUMPTAE BARTOLOMEUS VANNINUS EPISCOPUS NEPESINUS ET SUTRINUS AN. MDCIIIL”. Nella stanza di sinistra sono contenuti gli arredi e i vestiari della Confraternita del Santissimo Sacramento. Sopra la porta di ingresso di via G. Matteotti, è incisa una dedica a ricordo della costruzione della V navata: “Giacinto Silvestri, vescovo di Nepi e Sutri, eresse dalle fondamenta la quinta navata di questa antichissima Basilica. Nell’anno 1752”.

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Il Campanile

Il campanile negli anni subì delle modifiche, Nel 1507, dopo che era stata abbattuta la precedente e fatiscente torre saracena, venne edificato l’attuale campanile, iniziato da mastro Pierino da Caravaggio. Nel 1511 venne completato da Jacopo Ungarico da Caravaggio, come riferisce un documento conservato all’Archivio di Stato di Viterbo, dopo che la precedente torre campanaria in stile romanico-laziale era stata in parte abbattuta. La costruzione della base risalente al IX secolo, un primo livello del XII secolo e infine un ultimo livello di epoca rinascimentale. È infatti ancora ben visibile la stratificazione delle murature. Appena sopra il tetto della navata, si nota la muratura medievale, con le due aperture tamponate e parte delle cornici a mattoncini di cotto appena sopra. Si innesta poi la muratura rinascimentale. La torre a tre ordini sovrapposti, consta di un basamento cieco e di due sovrastanti, caratterizzati da ampi archi a tutto sesto, affiancati da nicchie e specchiature. Il 1° gennaio 1773 un fulmine colpì la chiesa recando forti danni alla struttura, alla croce e alla palla del campanile. Il 5 gennaio 1858, un fulmine lo colpì di nuovo abbattendolo. La sera del 22 marzo 1922, mentre all’interno del duomo era in corso una veglia, un altro fulmine colpisce il campanile, fortunatemente la torre crollò sull’odierno corso, senza causare nessuna vittima. Al posto della copertura a cuspide che completava la struttura, venne realizzato un semplice tetto a quattro spioventi. La torre contiene tre campane raffiguranti la Vergine Assunta, i Santi Tolomeo e Romano.

L’Organo

Nel 1443 la cattedrale possedeva già un organo per accompagnare le funzioni religiose. Nel 1855, durante una ristrutturazione dell’edificio, viene abbellita con una struttura in legno contenente un nuovo organo, realizzato dal perugino Angelo Morettini al costo di 850 scudi.





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La voce dell’organo Morettini del Duomo di Nepi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Sottotetto

Dalle scale si accede al sottotetto. Qui si possono intravedere le pareti delle vecchie navate a croce latina e le bifore con colonnine cenrali. Nella parte frontale del sottotetto possiamo ammirare i resti delle tre finestre legate da una fascia a denti di sega. Il tetto del presbiterio venne restaurato nel 1771 ad opera di Nicola Fossati. Il 2 dicembre 1798, durante l’attacco delle truppe francesi, il duomo venne incendiato, con conseguente crollo del tetto. I lavori di ricostruzione iniziarono nell’ottobre del 1800 ad opera dell’architetto Prada, per proseguire poi nel 1827 dall’ingegnere Lorenzo Viterbini. Successivamente fu effettuato un restauro nel 1888 ad opera dei capomastri Romano, Luigi e Gaetano Concordia.

 

Gli scavi archeologici

Nell’area adiacente alla Cattedrale, tra il 1991 e il 1992, la British School at Rome con un progetto per la ricerca di cimiteri urbani, coordinata da Simon Stoddart e Tim Potter, effettuò degli scavi archeologici, portando alla luce un vecchio cimitero del XVII secolo, un cunicolo o canale per l’acqua del periodo romano, un pozzo del I sec. d.C. coperto da una tomba, un edificio centrale in pietra del V-VII sec. a.C. e una sequenza di reperti archeologici urbani stratificati risalenti fino al VII secolo a.C. tra cui frammenti di gioielli e buccheri. La sequenza stratigrafica riporta una fessura in legno del V secolo a.C. e una pavimentazione del I sec. a.C. Purtroppo non si è potuto scavare all’interno del pozzo per verificare la presenza di ulteriori reperti. Nelle immagini sottostanti si possono osservare alcuni disegni dello scavo con i dettagli dei ritrovamenti, della stratigrafia e le percentuale dei resti ritrovati.

Disegni e tavole antiche

I designi che vi proponiamo, sono opera di numerosi artisti del periodo del Grand Tour, che hanno visitato il nostro territorio. Tra questi troviamo Willem Turner, Labrouste Henri, Barbot Prosper, Jean-Baptiste-Cicéron, Knoblauch Julius, Elizabeth Campbell ed altri. Inoltre sono inserite alcune immagini fotografiche di veri periodi. In queste stampe possiamo notare l’evoluzione del duomo e del campanile nei diversi anni. (immagini tratte dal libro: Nepi – Il Grand Tour e dintorni – dal 1500 al 1900 di Pietro Palazzini)

 

Fotografie dei primi anni del ‘900

Altre foto del Duomo

 
 

Viste panoramiche del Duomo di Nepi

realizzato da Pietro Palazzini

Si ringrazia Padre Edward Swiatkowski Parroco del Duomo per la gentile disponibiltà.

Per approfondimenti: Il Duomo di Nepi Fede, Arte e Storia – Giorgio Felini

Le chiese di Nepi di Pietro Palazzini

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